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lirik lagu woof (ita) – la nube purpurea

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[strofa 1: woof]
siamo quelli incappucciati nella notte
con cattive intenzioni, evoluzioni
di quelli che ammazzano i supereroi
privi di allucin-z-oni
figli della nebbia o figi di sognatori
qui resti fermo e muori
quindi corriamo, non è una maratona
questa è corsa di tori, a voi scoppiano i cuori
in strada lo sai chi cercare
fatti due conti poi fatti due bare
io che ti uccido, benni che ti taglia
e pk che ti ripone in due bare
stai muto, muto, muto come una tomba
tu non sbagli se mi dici: “bomba”
un lz sul cielo di londra
un sottomarino tedesco che affonda
io mi sono fatto da solo
nella vita come nel lavoro
se mi miglioro c’è chi dice che lo faccio
per i soldi, sono senza un decoro, tutti bravi loro
dimmi cosa hai fatto per poterti immaginare
questo collettivo ha ideali forti
il resto a noi non ci tocca, ricorda
è questione di fotta, prima di parlare devi sciacquarti la bocca

[strofa 2: benni]
sto mentendo, il testimone è questo cielo
il mondo intero sta dormendo e non gli sembra vero
sono sempre stato al largo, alla deriva
nella galera del mio corpo tra le grida
peccato che sul più bello è finito il fiato
che peccato se lo specchio [?]
sei cresciuto, ma nessuno l’ha notato
ti sei venduto, ma nessuno ti ha comprato
sei b-sso, alle radici del chi-sso
gli occhi lucidi, l’apocalisse e il trap-sso
noi zona di guerra, tu ancorato sopra al mater-sso
che poi vederti così triste è uno sp-sso
non non siamo un marchio, noi siamo il marchio
impresso a fuoco a vita sulla carne
sulla pelle del cosmo, dalle stelle in disparte
noi siamo l’arte dalle terre di marte
morte sopra questa musica, stronza
vuoi toccare il fondo in cui sprofondo a rintocchi, ah
b-tta le braccia indietro e sprofonda nei miei occhi
fino a dove non tocchi e decifra
questo codice dell’anima ogni volta
che ti aspetto, che rappo
per ogni effetto ed ogni volta che mi cavo questi fili
di luce dal petto

[strofa 3: john princekin]
non esistono strade, solo muri
i tuoi occhi si abb-ssano mentre giuri
i volti si fanno scuri, morti futuri
lo sai che picchiano sui tamburi
proveniamo dal sole
tu corna sulla testa come un capr-ne
è il primo episodio di una specie più grande
che porta sul vostro pianeta il suo odio
nel freddo siderale fra il fanatismo della piazza
stronzi, non pregate, il vostro dio è della mia razza
e poi è distante
talmente distante che il tempo si addensa
non è che se preghi col cuore piangendo d’amore
poi torna qualcuno che neanche ti pensa
combatti se hai le palle
porta te stesso sule spalle
o sarai carne nelle celle
commerciata fra le stelle
serve amore per sé stessi
per essere vivi in questo tempo
servirebbe lo volessi
per portarlo davvero in grembo


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