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lirik lagu serpe

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[strofa 1]
striscio e fruscio, mi sporgo sull’uscio, varco la mia soglia
un lupo ha fame, vive sul catrame e il mio sangue agogna
nubi nere, squali bianchi, granchi sulla riva spoglia
il mare che gorgoglia, nebbia a banchi e io di controvoglia
mi dirigo in mezzo al grigio,masso il passo mi preclude
devio il bivio, sul declivio, basso fendo la palude
prude il basso ventre mentre emergo sulle rocce nude
sanguisughe sulle mie sanguinolente carni crude
le dilanio con le zanne, spargo il sangue che ha firmato
le condanne, quasi indenne me ne vado tra le canne
quattro spanne sopra il molo e suolo in mezzo alle farfalle
strillano le scimmie e io le scaccio giù dalle mie spalle
parallelamente un rinoceronte crea scompiglio
subdora il periglio ed il leone cerca un nascondiglio
il suo giaciglio giace infranto, affranto in viso, un po’ vermiglio
re di questa giungla dice, ma a me sembra più un coniglio

[ritornello 1]
per riuscire a vivere, per sopravvivere tra queste bestie
non basta ridere, nemmeno scrivere (sai che serve)
d’esser silenziosi e infidi, come una serpe
avere sangue freddo, essere viscido, come una serpe
per andare avanti e senza aver rimpianti (tra queste bestie)
non basta di guardare avanti né pregare i santi (a che serve?)
d’essere sinuosi e privi si coscienza, come una serpe
avere denti velenosi e aguzzi proprio come…
[strofa 2]
la paura qui dilaga, allaga cuori, roccia pura
dura d’accettare, vita in bilico ma senza cura
predatori, tori attori, destinata ai roditori
si credono forti perché indossano gli stessi colori
pessimi tutori della quiete, porci siete, porci
rimarrete, vogliono ingiustizia e placano la sete
maiali e cinghiali se ne vanno e poi, molti cani
sciolti, morti, pasto per questi avvoltoi (~toi)
sul terreno arso, di sangue cosparso, avanzo lentamente
non mi tocca niente, scarso e m’è rimasto vagamente
un sentimento sparso, scomparso, ma
riapparso nuovamente mentre affogo nel presente
nel torrente un branco di salmoni nuotano ostinatamente
stanco mi ritorna in mente il simile voler andare
controcorrente mentre punto alla sorgente
ininterrottamente mi trascina la corrente

[ritornello 1]
per riuscire a vivere, per sopravvivere tra queste bestie
non basta ridere, nemmeno scrivere (sai che serve)
d’esser silenziosi e infidi, come una serpe
avere sangue freddo, essere viscido, come una serpe
per andare avanti e senza aver rimpianti (tra queste bestie)
non basta di guardare avanti né pregare i santi (a che serve?)
d’essere sinuosi e privi si coscienza, come una serpe
avere denti velenosi e aguzzi proprio come…
[strofa 3]
mi ritrovo sballottato in mezzo ai sassi della foce
lo sguardo feroce tramutato in urlo senza voce
come la fenice che sparge le ceneri appena rinata
per timore di dover ancora morire bruciata
pessima giornata, va ad allungar la lista, ma ora
prima che finisca mi sottrae due colpi dell’
ingegno aguzzo delle volpi, flagello di stolti, aspetto
che il sole tramonti e che l’astuta bestia si assopisca
assomiglia a una distesa di occhi che mi fissa
che mi piglia, io ricambio intensamente, tutto il cielo brilla
vorrei perdermi per sempre in mezzo a quelle stelle
e scrollarmi tutto via di dosso come la mia vecchia pelle
pesi sulle spalle, pressioni sul costato
intrappolato in questo ciclo pressoché infinito
il guaio è che di soluzioni non ne tengo un paio
uroboro, mi ingoio dalla coda e scompaio

[ritornello 2]
per riuscire a vivere, per sopravvivere tra queste bestie
non basta ridere, nemmeno scrivere (sai che serve)
d’esser silenziosi e infidi, come una serpe
avere sangue freddo, essere viscido, come una serpe
per andare avanti e senza aver rimpianti (tra queste bestie)
non basta di guardare avanti né pregare i santi (a che serve?)
di sfruttare gli altri e dar la colpa agli altri, come gli altri
mettere in cattiva luce gli altri, come tutti gli altri


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