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lirik lagu pathos, feris – rosa nera

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in questo autobus non s’entra vomita le genti

addosso ho gli aliti di tutti, le ossa, le vesti

occhi assonnati che nascondon le grida nei cuori

e come bestie siam diretti dai nostri padroni

a una fermata il bus si svuota e ritorna il respiro

ma dura poco perché mentre di nuovo cammino

sento un uomo con accento, un’inflessione serba

dire: “sto posto è riservato negra di merda”

mi giro ma non c’è nessuno che sembra sia vivo

sguardi bassi sul telefonino, io rosso sul viso

mi faccio largo fra gli zombie d’italia e gli grido

“ma come cazzo ti permetti coglione, ti senti?”

qualcuno poi si fa coraggio e quell’uomo sparisce
ma non quell’ora che mi porta agli abusi e alle angosce

ripenso che sono otto mesi che lavoro in nero

ma una guerra non la posso fare se penso a mia madre

allora guardo fuori e vedo la vita che scorre

d’improvviso tutto sfuma, ora fuori è già notte

vedo il mio solito campari ma accanto una mano

ed uno smalto viola scuro picchietta sul tavolo

alzo lo sguardo, trovo un volto di perla spietato

due trecce nere pece cadono identiche all’abito

due occhi azzurri il cui contrasto mi manda nel panico

non sento un suono al solo “perché stai sempre da solo?”

2 strofa

niente, non trovo niente per farti sorridere

tu non t’arrendi, ti presenti posando una heineken

non so bene come ma mi sveglio l’indomani

con una matta voglia di scoprir come ti chiami

infatti si fa sera e vengo a cercarti di nuovo

aspettandoti ho bevuto anche il senso di vuoto

ma quando ad appena mille metri vedo la matita

che hai passato sul tuo mare penso abbia senso la vita

specie dell’umorismo se mi parli divertita e mi ricordi che oramai son mesi che qui si sta

spaziando dal lavoro ai film, arte e politica

ma con l’ironia di quello che bussava alla quantistica

tu un’enciclopedia del rock, io un’antologia del rap
accanto come semitoni e marci fino alle 3:00

motorhead, mf doom, motley crew, doggy snoop

axl rose, pac e kurt, rage against the bar closed

a volte quando parli vai veloce, a volte come

stessi scappando da qualcosa come un genitore

e quando un uomo al bar ti parla tu abbassi lo sguardo

e giochi nervosa con le dita su un gambo in cristallo

il tuo segreto è un pistillo che nascondi stretto

un profumo che nessuno sente e porti dentro

ed uno disse che due cose belle ha il mondo

amore e morte come dentro un fuoco in te si fondono

e vorrei coglierti ma ho vecchi buchi fra le dita

ma ammiro la tua mente, un’oscura corolla che brilla

quindi resisto poi m’arrendo, ma vai via e muoio dentro

quindi tento, sì, stavolta sono certo che

ti dirò quello che sento nel breve tragitto

che ci riporta a casa e mai m’era parso infinito

vino nel fiato che ora espiro, gelo vivo e lento affido

la paura ad un sorriso che fermo e ti dico…

strofa 3

ti va di uscire? lo so che siam già fuori ed ho la calma di un artificiere

ma in questa notte che m’incendia il fiato come neve

il tuo sì è l’imprevisto che deflagra nelle vene

esplode quel tuo giovedì, comunque resto sveglio

quasi a stento mentre il giorno dopo su un battello

rivedo lo smeraldo di venezia, dei suoi occhi

in ostaggio della nebbia quando m’ha tolto dai sogni

in un secondo il tuo messaggio che leggo in silenzio

forse penso avrei dovuto starci molto prima

di una mano fredda sulla faccia inaridita

sento caldo scopro lentamente sangue fra le dita

un rifiuto ripetuto rende come vetro

lo sa saffo perché cado giù dal montenegro

se ora ti guardo e trovo il ghiaccio che ferma il mio salto

e l’imbarazzo mentre parli e dici che apprezzi il coraggio

ma sei solitaria, io e le turbe siamo un branco

camminiamo a stento di rilento ed inciampando

siamo un sacco di casini e lividi di alcol

scacco matto, m’allontano, un altro passo falso e passo

un’altra notte di tabacco e veleno in cui sp~cco

il vetro di una macchina che mi trova lì accanto

e torno a casa mentre un solo pensiero m’assale

“tu non sai quanto darei per essere normale”

come quegli amici al bar di cui uno a consolarmi

mentre m’abbraccia poi ti strappa dopo pochi istanti

non articola un discorso, ma ha rose sul volto

e tu diventi rossa per vita a un nuovo bossolo

che fuma dentro un bacio e finalmente un posto

si libera dentro ad un bus che s’affaccia sul mondo

che mi guarda come lei alzando gli occhi al cielo

e che non sa se forse esisto, come un alieno


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