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lirik lagu omega storie – vorrei ricordartelo, margaret

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[intro]
se hai bisogno di una spalla su cui piangere
hai sbagliato persona, fidati, mi basto io
poi chi si impersona mi impressiona un po’
qui c’è chi ci condiziona e mi consola un roor
quando piove è un po’ come vederti piangere
è sapersi regolare senza un limite da infrangere
scappi o vai via da qua?
mi sento dentro un altro corpo, mattia pascal

[strofa 1]
ok, tralasciamo le prediche
non voglio fare come quei preti
che ciarlano sull’apertura mentale
sigillano chiusure ermetiche
ma come, non vedi anche te
che le teche in cui sei ti offuscano le retine?
ti lascio sto foglio di dediche
è un limite, i confini sono le retiche
ci sarebbe anche da parlare
sul quanto le cose che fai siano etiche
verificare se parli sul serio o prepari copioni da recite
in ogni caso tu zitta
che sono io quello che decide il punto di arrivo ed il vertice
quando le frasi sian lecite, quanto pagare le decime
se stai in alto anche le auto sembrano parameci
tengo i piedi a terra, il peso dei femori sopra i ceci
se ti gronda il sale dalle ciglia puoi ben crederci
di poter innaffiare superfici in deficit

[rit.]
stringo nel mio palmo il motivo per cui parlo
ed ammetto qualche volta sai mi guardo anch’io
calmo, occhi spalancati, questo sanno
perenne un letargo e qualche volta sai mi parlo anch’io

[bridge]
lo so che volevi una vita un tantino diversa da quella che ti offro
all’inizio facevo lo sbroffio e mi son rivelato un po’ impacciato e goffo
parole che sanno di ambiguo coi tagli che ho addosso
quanti successi ho riscosso?
ti riempio di squilli da giorni, grazie per avermi risposto
e mi baci, mi stringi le mani anche in pubblico
non starmi addosso
che un po’ mi conosco, odio il sangue e mi chiedi [?] rosa carne
fisso dico rosso
vorrei ricordartelo, la mia fiducia c’ha un costo
un po’ più cara della tua riconosco
un’ultima cosa, io do sempre il minimo
e pretendo il meglio che posso

[strofa 2]
vorrei ricordartelo
sti cazzi ti pago una cura di fosforo il sabato
tra orate e gamberi
i sost-tuitivi non partono
lo so, tra di noi non ci fu molto dialogo
parlare con te è come eloquiare col tavolo
stai zitta un attimo, ti tocco il culo ed è fatta
due corpi in simbiosi in un angolo
la strada profuma di casa ed il muro è un ottimo lenzuolo
e col senno di poi penso di essere stato fortunato a perderti
ed ecco ti chiamo “tesoro”
ma fai bene a dirmi che sono un po’ sognatore
un babbo che scrive canzoni per sette persone
che mangia gli sguardi e vomita tensione
perdono, che termine strano
parlarne a quattr’occhi, beh per dire “strano”
ti spoglio di quell’imbarazzo di cui ci vestiamo
che poi ci restiamo
secondo me perdi il controllo, testiamo
in fondo non siam meglio della coppia che di notte spiamo

[rit.]
stringo nel mio palmo il motivo per cui parlo
ed ammetto qualche volta sai mi guardo anch’io
calmo, occhi spalancati, questo sanno
perenne un letargo e qualche volta sai mi parlo anch’io

[bridge]
lo so che volevi una vita un tantino diversa da quella che ti offro
all’inizio facevo lo sbroffio e mi son rivelato un po’ impacciato e goffo
parole che sanno di ambiguo coi tagli che ho addosso
quanti successi ho riscosso?
ti riempio di squilli da giorni, grazie per avermi risposto
e mi baci, mi stringi le mani anche in pubblico
non starmi addosso
che un po’ mi conosco, odio il sangue e mi chiedi [?] rosa carne
fisso dico rosso
vorrei ricordartelo, la mia fiducia c’ha un costo
un po’ più cara della tua riconosco
un’ultima cosa, io do sempre il minimo
e pretendo il meglio che posso


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