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lirik lagu manuel bongiorni, musicaperbambini – il bastardo del papa

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se la notte non dormo e l’empireo
non ha stelle più accese
i miei occhi si volgono attoniti
a lo palazzo che fu di farnese
ed allora l’umore mio umile
di arrotin placenzino
pare quasi levarsi dai rivoli
e accontentarsi del proprio destino
meglio che duca ma in cassa supino
ben mi ricordo quel giorno là…

fece affari con prosperi n0bili
dalla strana premura
e dicevano: “affila le lame che squarcino al duca la tozza armatura
renditi complice della congiura
sentilo a corte che grida…

tutte a me
vergini e nubili e sguattere e n0bili
tutte a me
zoccole e rigide e fertili e frigide
tutte dal b~st~rdo del papa”

ma io dentro a pranzare famelico e affamato qual sono
mentre fuori li sento congiurano
conte anguissola è il mio servo più pr~no
e lui dentro a pranzare famelico e a sentirsi immortale
come accade a chi tutto può avere giacche da che nacque fu a lui naturale
tutto disporre i suoi vizi a pagare, entro alla corte a gridare
tutte a me
vergini nubili sguattere e n0bili
tutte a me
zoccole rigide fertili e frigide
tutte dal b~st~rdo del papa

e tra i n0bili poi a far chiacchiera del suo maschio fiore
senza alcun che menzioni le volte che a culi maschili rivolge il suo amore
ma gli italici tutto perdonano al prelato e al signore
figurarsi a chi è figlio di papa e di troia e di entrambi vuol essere peggiore
non così io che son oggi eversore
entriamo a corte dal ponte maggiore
siamo due sicari e un conte

tutte a me
vergini nubili sguattere e n0bili
tutte a me
zoccole rigidi fertili e frigide
tutte dal b~st~rdo del papa

conte anguissola! son giovanni!
g come gr….anni
i come gli italici che ti auguran malanni
o come ora muori
v come vivesti
ah come era bello ma troppo tu volesti
n come nano
n come non hai scampo
i come io sono il tuo becchino e la finestra al camposanto
bavoso, ti sottraggo dal tuo male
franzoso, hai finito di guardarmi mentre quando vado di
ritroso, da una parte ho mal vicino qui vicino ho lo spagnolo e ho una cura rinascimentale per il tuo scolo

ma guardate quel figlio di pecora dalla lingua sottile
che si volta vigliacco e malefico a mettere in rima prosaica sua bile
a rivolgergli verso quei principi, gli son stato docente
ben più meriti verso il mio erede che tutti i miei figli capaci di niente
rendimi a tono il mio far strafottente, l’odio e l’ingiuria di tutta la gente
prendi la sedia e poi grida

tutte a me
vergini nubili sguattere e n0bili
tutte a me
zoccole rigidi fertili e frigide
tutte dal b~st~rdo del papa


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