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lirik lagu liffe – l’isola pt1

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[verso 1 ]
era una piccola riva nascosta posta sulla costa, il sole la illuminava e lei splendeva anche di notte
in principio ero diretto dalla parte opposta ma quel mare valeva cambiare tutte le mie rotte
le onde colpiva lasciando lividi invisibili e cortecce di querce marroni come le sue iridi e l’acqua frusciava nel silenzio, il vento salato, volava via un gabbiano stanco di non essere ascoltato
e chiesi per favore un ultimo concerto, all’aperto si levò quel canto che io stesso avevo chiesto
alzai lo sguardo al cielo, intorno a me la quiete, solo acqua, era la sede del tempio di talete
rimasi nel silenzio, perso qualche settimana, a piedi nudi calpestando bianca sabbia africana
quando calò la marea, dea di quell’epopea e la platea di schiuma mi acclamò un nuova idea eolo, starnutiva e dalle nuvole affacciato e di testuggini ormai vecchie non seppe avere pietà e soffiò finché l’ultimo albero non fu piegato per dare alla sua isola nuova sonorità
e tutto quel chi-sso porta a sp-sso polvere e ramoscelli mi venne detto scegli quelli più belli per farne dimora
dai pochi rifugi alti rimasti volarono uccelli con piume di colori che io mai visto fino ad allora quiete dopo la tempesta, silenzio -ssordante
le domande poste fino a quel momento erano nulla in confronto a quella che fece il mare, la più importante, pregando il vento che lento mi culla
la zattera prese forma legata con fili d’erba che non serva l’ingegno in una persona, ipocrisia, usai ciò che la terra dona poi riposai con in mente la rotta scelta
salpai un venerdì mattina e la brina attutiva la pesantezza di quel viaggio che iniziavo in quel momento
ormai presi il largo salutai l’isola vicina, ringraziandola di avermi ospitato tutto quel tempo
i gabbiani mi accompagnarono ancora per qualche miglio
l’acqua mi cullava, il vento portava consiglio
era la mia odissea, il ricordo dimenticato dal lancio di dado e di un codice mai decifrato
e col sorriso sul viso all’improvviso il sole illuminò la zattera
incisi queste parole, comprendevo ora l’immensità del mare
e al primo soffio di vento sapevo già cosa fare


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