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lirik lagu lex ledef – silenzio a tavola

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silenzio a tavola poi io solo in camera
ho bevuto una lacrima, sapeva di fragola
chiamo la felicità ma è afona
cado nell’oblio col cuore in una scatola
l’amore dopo troppo odio evapora
chi ti cura le ferite poi ti morde come dracula
non mi fido più degli occhi di una bambola
il primo a tradire è pure il primo che ti adula
a un bar di zona ora bevo nero d’avola
non sto in arizona ma vest-to colorado
a capotavola, solo a mio malgrado
co’ una fiaccola d’oro che irradia il mio p-ssato
m’avvilisce e poi m’esaspera sì
come chi dice ad ogni frase “senti calcola che…”
calcolo che? come alla prof di matematica
quando non sapevo il teorema di pitagora
rischiavo la morte due volte a settimana
sfidavo la sorte perché non me ne fregava
del successo, della fama, finché non mi so’ perso
volevo essere forte, dimostrarlo a me stesso
dimostrarlo agli altri, conquistare il rispetto
e finalmente non odiare la mia faccia nello specchio
dopo infanzia e adolescenza con la gola arsa
ora ho sete di rivalsa, di abiti di marca
da piccolo indossavo solamente roba falsa
mia nonna in sogno è apparsa, dopo ch’è scomparsa
incazzata per colpa della mia arroganza
l’innocenza è corsa disperata tutta scalza
come dopo il gol sotto la curva l’esultanza
prima dell’eterna vacanza c’è l’ultima istanza
l’anima non s’innalza se non riesci a dir basta
e no, non riesco a dir basta!

strappo la corazza, non riesco più ad amare
vorrei un rapporto normale con mio padre e mia madre
vorrei poterci parlare e sentirmi più libero
aprirmi come un libro come faccio co’ un amico
a piedi nudi sopra un filo, chissà se avrò mai un figlio
e chissà se sarò con lui come penso e dico
ma giuro ci proverò, so come ci si sente
a stare solo in camera a urlà come un deficiente
a vedere in un amico ciò che non c’è in un parente
ad indicare il sole a chi sugli occhi c’ha le bende
a morire dentro ma esse sempre sorridente
ma sai pure la guerra ha un finale commovente
non dico a nessuno cos’accade dentro casa
perché quando esco di lì io faccio tabula rasa
e non ne parlo anche se ne avrei bisogno
e non mi vergogno a dì che escono le lacrime
anche l’uomo vero piange fiumi lunghi come il gange
poi scala le montagne saltellante tra le ande
come peter pan non voglio diventare grande
non pongo mai fine ma mi pongo le domande
no tu non sai quante su che c’è dall’altra parte
nessuno ritorna a dirlo, forse è una sorpresa grande
chi muore può scoprirlo, se è così non muore mica
se la morte apre le porte ad una nuova vita
mi tuffo con entrambe le gambe
alla ricerca di un diamante da regalatte
tu sei per me come beatrice per dante
decoro il tuo collo con delle ghirlande
ho vissuto da solo più tramonti che albe
cala il buio, meduse illuminano barche
il sole è una stella ma di notte è in disparte
elogio la luna, imbarazzata e sembra marte

ehi, non fa’ la timida
io non lo so’ stato
quante parole dietro un silenzio a tavola
dietro una silenziosa anima…


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