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lirik lagu kaesar – monaco in riva al mare

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aria rarefatta, calma piatta, solo il vento che smuove un po’ l’acqua
morte contro anima ed è pari e patta
il vento è come una presenza astratta e mi sussurra “scappa”
ma attorno non c’è una tratta e poi la mente mia è distratta
è stata bistrattata e ora ignora i suggerimenti
suggella il suo isolamento nuotando controcorrente
ma il vento qui alza onde che allagano appezzamenti
la corazza si irrobustisce, e ignoro gli apprezzamenti
il cielo mi avvolge mi cinge in un abbraccio caldo
ma a tratti mi sembra essere la trappola in cui cado
io che volevo spiccare il volo come un tucano
son fossilizzato come fosse eruttato un vulcano
prendo i problemi e li affogo in budweiser
ipotizzo di emulare bud dwyer
cesare è stato sbranato da kaesar
solito sospetto come keyser

l’acqua evapora annientando i confini tra cielo ed oceano
chiedo ai miei demoni quanto tempo mi concedano
ricordo bene quelli che nel gelo non c’erano
mi hanno forgiato un animo scuro e duro come l’ebano
mi immergo nell’immenso -ssoluto della coscienza
in cui ogni indecenza non conosce data di scadenza
in cui ogni traguardo è evanescente frivolezza
ogni conoscenza è incerta e basata sull’esperienza
ripercorro tutto il mio vissuto in meno di un minuto
urlo per chiedere aiuto con la forza vocale di un muto
se penso a quello che ho voluto e non ho mai avuto
riconosco quanto ogni rifiuto mi abbia cresciuto
a volte perdo gli stimoli e ho il blocco dello scrittore
se vedo i miei idoli far pezzi con poco spessore
mi dicono che nei pezzi ci metto troppo vigore
sfogo il dolore che covo che sono sotto pressione

sbotto e faccio rumore -ssecondando la mia indole
visto che anche un coro è composto di voci singole
fingo che le mie pare siano questioni piccole
persone spicciole voglion fottermi anche le briciole
io scrivo epistole ma senza un destinatario
percorro certe tratte senza un itinerario
mi prendo certi impegni senza darmi un orario
è il limite umano di non avere il mio destino in mano
quante vie ha il destino per colpirci? infinite
cercare di deviarlo è un mero spreco di fatiche
violo fogli bianchi con memorie in graffite
scalfite ma scolpite in testa come stalatt-te
e mi sento alienato come fossi influenzato
dagli influssi astrali di un qualche pianeta allineato
impugno la mia penna il mio unico alleato
e quindi scrivo fino a quando non mi fondo col creato


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