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lirik lagu john faser – crepuscolo

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[testo di “crepuscolo”]

[strofa 1]
nato a milano tra smog e cemento
sognando quel grano spostato dal vento
ho dentro l’odio che pulsa miocardio
assecondo l’infarto da tempo, dio santo
il fumo e l’afa mi stanno uccidendo
corrodon palazzi che stanno piangendo
la pioggia sembra portare in grembo la nebbia che prima mi stava avvolgendo

(concezioni obnubilate da normalizzazioni pregresse
linguaggi fuorvianti che non traducono l’esistenza
percezioni alterate schematicamente tarpate da convenzioni unificanti
gabbie di involuzione protocerebrale)

[strofa 2]
sono discorsi che prendono vita mentre tutto marcisce qua attorno
nelle paludi di morteacque le radici di un male più grosso
e anche le notti ora sono più fredde
rimango da solo sotto le coperte
volevo ammazzarmi quel grigio dicembre
disteso per terra fra le birre aperte
e anche le stelle si fanno più fragili
ghiacciano i fiori sulle nostre lapidi
ti strinsi le ossa e si fecero polvere
e da quel giorno non smise di piovere
la forma del mondo si è fatta più ign0bile
un mantello d’ombra che non riesco a rimuovere
e anche se il sole continua a risorgere
non ha quel calore che riusciva ad infondere
(la società, essa espressa ed enunciata nella sua forma accettata di schiavismo contemplato
limita la mia spiritualità e persona
come i palazzi celano distintamente la linea dell’orizzonte ai miei occhi tisici)

[strofa 3]
voci mi alienano prosciugano notti
tagliano i ponti col resto del mondo
soffitti si crepano dentro ai miei occhi
celano posti che non riconosco
dentro quei pozzi coi fondi dorati
nidi nascosti dai rami intrecciati
muoiono stormi di uccelli affamati
in braccio ai ruscelli di inverni sedati
non riesco nemmeno più a uscire di casa
sarà che il cielo si è fatto più denso
la luce che prima irradiava ogni cosa
adesso ingloba quel buio tremendo
mi fissano occhi da dietro i cespugli
nutriti dal sangue di vecchi germogli
trascinano corpi nei sentieri oscuri
gettati ai paguri su apatici scogli
lo senti il canto degli alberi morti
sono lamenti straziati dei boschi
l’acidificazione corrode gli atolli
intacca e distrugge sbiancando coralli
ora nessuno qui vuole più figli
perfino il diluvio ha riflessi vermigli
l’odore sulfureo rivela gli artigli
in modo che il buio ora possa ghermirli
(tutto è sbagliato. non può esistere regolamentazione o istituzione plasmabile o adattabile al singolo individuo. niente di applicabile assume le medesime connotazioni in maniera equivalente. tutto muta, per entropia, speciazione, diversificazione. non può sussistere concetto di uniformalismo. la singolarità, l’evoluzione, l’espressione unica della vita, che ha l’apice dell’~rg~smo nell’individualità, non è soggiogabile a ridicole deformazioni antropologiche uniformate)


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