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lirik lagu herbert pagani – megalopolis

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te la dico così, come fosse una fiaba
sull’immensa città da tre dì nevicava
era il sette dicembre… sembra un secolo fa!

nella corsa sfrenata
verso l’anno duemila
c’era l’umanità
che faceva la fila
ma sull’ultimo ponte
il destino frenò!

son passati due scioperi concomitanti
che hanno fatto fermare sia i treni che i bus
e la supermetropoli becca nei denti
un colpo dal quale non si alzerà più!

come un fiume d’acciaio
nell’ora di punta
milioni di auto
che la neve cеmenta
si bloccan un’ora
si bloccan due ore
si bloccan trе ore
si blocca l’intera città!

(clacksons / aeroporto / annunci polizia / telefonata)
“informiamo i passeggeri in partenza per varsavia, leningrado, mosca che il volo 106 avrà un ritardo illimitato. la compagnia europa invita i passeggeri a raggiungere le sale di attesa”

“qui comando polizia dell’aria! qui comando polizia dell’aria! a tutti gli elicotteri in volo attenzione: rintracciare ad ogni costo vettura gamma blu che trasporta personale di rimpiazzo alla torre di controllo dell’aeroporto megalopoli 3. riteniamo che la vettura sia rimasta bloccata nell’ingorgo stradale tangenziale nord~est. qui comando polizia dell’aria! ripetiamo: dare precedenza assoluta…”

~ pr~nto? è lei comandante?
~ sì, sono io
~ avete recuperato la gamma blu?
~ abbiamo due milioni di macchine bloccate sotto la neve. facciamo il possibile
~ comandante, stiamo correndo alla catastrofe! il personale della torre di controllo è sul lavoro da sedici ore! sedici ore! ha capito? stanno cascando a pezzi! ogni secondo rischiamo una collisione! non ce la fanno più!
~ ma cosa vuole che faccia? ho mandato sedici elicotteri!
~ faccia quello che vuole, ma me li trovi! perché se succede un disastro qui saltiamo per aria tutti!

ore 21 e 23

(mentre un jet arriva
mentre un altro va
sempre più cattiva
visibilità)

è mezzanotte
è l’una
sono le due
sono le tre

(annunci e dialogo torre controllo~aerei)
suspense infernale
alla torre controllo
galoppano i dati
a rotta di collo
la squadra resiste
per 23 ore
ma poi uno crolla
commette un errore!

un bango skyway che partiva per londra
e un supermotown in arrivo da rio
si scontrano in cielo
alle sei zero tre!

le carcasse dei due giganti
appena entrati in collisione
si sfracellano incandescenti
sui fili dell’alta tensione
la centrale termonucleare
che ha un carico che regge appena
si spegne con un colpo al cuore
e il buio a catena!
ed un cortocircuito gigante traversa all’istante
l’europa intera
e l’europa intera alle sei e sei crolla k.o.!
londra, parigi, berlino
bruxelles e madrid
roma, vienna, stoccolma e milano
piombano al buio profondo
sembra la fine del mondo!
civiltà, civiltà
ti credevi potente
senza elettricità
tu sei meno di niente!

sei milioni di viaggiatori
in trappola nei vari metrò
nelle gabbie degli ascensori
son scene di terrore a gogò

la neve cade bianca e regolare
e il gelo le caldaie fa scoppiare!
nelle foreste di grattacieli
le radio non trasmettono più
nelle corsie degli ospedali
il caldo non arriva più su

ed il barometro continua ad andar giù!

quando l’uomo batte i denti
si riscalda come può
spezza i mobili e ne fa
dei gran falò
ma la fiamma che tu accendi
mangia sempre un po’ più in là
divorata dagli incendi
è la città

si chiudeva così
sotto un cielo di piombo
il capitolo due della fine del mondo
capitolo 3!

all’alba del terzo giorno
le vittime son ventimila
per gli altri che son milioni
niente viveri né informazioni
e a questa folla disperata
che tenta di telefonare
la stessa voce registrata
risponde con parole avare:
“avvertiamo gli utenti
che le comunicazioni sono temporaneamente sospese
avvertiamo gli utenti
che le comunicazioni sono temporaneamente sospese
avvertiamo gli utenti
che le comunicazioni sono temporaneamente sospese
avvertiamo gli utenti
che le comunicazioni sono temporaneamente sospese
avvertiamo gli utenti”

~ allora hai deciso?
~ sì, copri bene il bambino che andiamo
~ ma c’è tutta la città da attraversare, ti rendi conto?
~ ma non possiamo mica star qui con questo bambino che ha fame e io che non so niente di mia madre! porca miseria!
~ e vabbè, andiamo

(dialoghi / effetti / esodo cittadini da megalopolis)

cielo di siberia
miseri cortei
grida e pianti nella neve
spinta dalla fame
una folla va
tenta di lasciare la città!

dio, se ho peccato, pagherò
se vuoi la vita, te la do
però mio figlio, quello no, quello no, quello no!
aprite, gente, per pietà
un’ora sola basterà
sennò mio figlio morirà
ha troppo freddo
vi pagherò questo favore
abbiate un po’ di cuore
aprite! aprite! aprite!
che vigliacchi! chi hanno sentito
ma non vogliono aprire!

~ ma va’ a crepare un po’ più in là
~ e non ci serve il tuo denaro!
~ se non filate, sparo!

ecco uscire le pistole
dal silenzio delle tane
ti riduco un colabrodo
per due fette di salame!
i palazzi son fortezze
feritoie le persiane
ogni piazza un mattatoio
ogni uomo un pescecane
le legge è questa qua!
è una giungla la città!

i figli del duemila al medioevo son tornati
negozi e supermarket sono i primi saccheggiati
l’esercito coi mitra tiene a bada i cittadini
è inutile, la fame fa fiorire gli assassini
e gli assassini impazzano ad ovest ed a est
ed ecco il medioevo che si sposa col far west
i morti al primo sole son montagne di carogne
che invitano a banchetto gli abitanti delle fogne
e il popolo dei topi, con immensa cortesia
ricambia con la peste, con la peste e così sia!

~ mio figlio è morto, è morto!
~ stanno morendo a milioni!
~ è colpa di quegli sporchi negri!
~ no degli arabi!
~ e degli ebrei, ve lo dico io!
~ facciamoli fuori tutti!
~ sì!
~ gli ebrei, gli arabi!

morte, per pietà
posa la tua falce che la messe è tutta qua
dall’antichità
mai raccolto fu così fecondo
morte, per pietà
apri i tuoi cancelli al fiume d’anime che va
verso l’aldilà
tutto il mondo passa all’altro mondo!

vieni, figlio mio
ora tu lo sai perché papà ti portò via
in quel vecchio camion, una sera
io guidavo e tu caldo nello scialle che tua madre mette su
quando qui in montagna c’è bufera

quella vita laggiù non poteva durare
lo sapevo e perciò ti ho voluto salvare
la medesima fede ha portato quassù
trecento di noi, pr~nti a ricominciare
in quest’arca di pietra che ha dei monti per mare
terra, mia terra, quanto da fare
venite, fratelli, fratelli, venite a guardare

ecco, laggiù megalopolis
avanzo del duemila, un fossile d’acciaio
il verde riconquista i ponti ed i selciati
nel ventre delle auto fioriscono i rosai
dal loro lungo esilio gli uccelli son tornati
e sfrecciano in un cielo più limpido che mai


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