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lirik lagu esanima – sepolto vivo

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gli esseri umani sono un’infezione estesa..un cancro per questo pianeta siete, una piaga. e noi siamo la cura

oscillo nel limbo della normalità, delle opposte polarità, della mia vita che non va
comincio a dubitare della casualità, se abbiamo un senso e se siamo qua solamente per -ssurdità
la mia città è una ragnatela di squallore, brulica di mosche fastidiose, irritanti quanto odiose
l’allusione di un vissuto narcisista di un coglione è un illusione narcolettica agli occhi della ragione
sepolto vivo dal terrore collettivo con il quale convivo, la bara è il guscio abitativo, è protettivo, -ssiduo, correlato al disordine soggettivo; siete più nevrotici di un ossessivo compulsivo
ma che ordine, per le strade è il pandemonio; tutti pazzi, tutti pazzi, è un orda da manicomio
la mia faccia è sfatta, vedo feccia e basta e già mi basta per capire quanta poca brava gente sia rimasta
scegliti una casa, scegliti una vita, scegliti una fottuta maniera per farla finita
sceglietevi la pace o sceglietevi la guerra, poco importa starei bene se la specie fosse sottoterra

dovremmo rompere barriere immaginarie
dovremmo tappezzare di cerotti il morale
dovremmo avere armature impenetrabili per attutire piaghe, per non farsi fragili
si aprano le danze nel teatrino magico, sfoggiate e volteggiate il vostro più sfarzoso abito, che i burattini intoneranno un disperato cantico; catarsi dell’animo nel sentimento tragico

durante questa primavera, sei la prima vera cosa che riesce a farmi tranquillo alla sera
non do più niente per scontato, do valore al guadagnato e sputo in faccia al vostro fare da finto schizzato
se fossi presidente del consiglio, il popolo sarebbe dimezzato senza batter ciglio, se invece fossi un cazzo di dittatore, ci sarebbe un’ecatombe, questo è detto con il cuore
ho la mania di etichettarmi nel maggiore dei disturbi, leggo pagine di paranoie; occhi furbi, -ssurdi, vendetta personale finalizzata ad esorcizzare questa mia crisi esistenziale
sotterraneo sonno sigillami il tormento, ril-ssa il sesto senso costantemente attento e aspetterei il momento che lei mi dissotterri, per camminare senza la fobia dei miei vermi

dovremmo rompere barriere immaginarie
dovremmo tappezzare di cerotti il morale
dovremmo avere armature impenetrabili per attutire piaghe, per non farsi fragili
si aprano le danze nel teatrino magico, sfoggiate e volteggiate il vostro più sfarzoso abito, che i burattini intoneranno un disperato cantico; catarsi dell’animo nel sentimento tragico

non ci sono più barriere da attraversare. tutto ciò che ho in comune con l’incontrollabile e la follia, la depravazione e il male, tutte le mutilazioni che ho causato e la mia totale indifferenza verso di esse; tutto questo ora l’ho superato. la mia pena è costante e affilata, e io non spero per nessuno un mondo migliore, anzi voglio che la mia pena sia inflitta agli altri, voglio che nessuno possa sfuggire. ma anche dopo aver ammesso questo non c’è catarsi: la mia punizione continua a eludermi, e io non giungo a una più profonda conoscenza di me stesso. nessuna nuova conoscenza si può estrarre dalle mie parole. questa confessione non ha nessun significato


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