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lirik lagu eldomino – pt. 4: façade libre /faccia pulita

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mi distraggo per poco e per gioco, parole che fanno pogo da qui al polo, mani sul podio come l’oro e gli atleti, ho la faccia pulita come la comaneci ~ eccì, salutami! ~ quando espello negatività, ostello “creatività & origami”, che se piegati bene dopo spiegano le ali e poi riposan su divani calligaris
sospengo l’emotività, lascio scivolare tutte le mie austerità, cavolo se prende bene il rap, ci resto ancora un pò, come il sole sul po, sono ai confini del flow. ci trovi nettare di scriba, liriche in vitamina, sul beat di “kerouac”, è roba genuina che non trovi nei club, ma quale champagne, alla vecchia come morra e mistrà

a te che sei arrivato e già sbracci, sei un bimbo e hai il biberon nella culla, ti ricordo che il rap ora è cash e applausi ma senza l’attitudine non sei nulla
a te che sei arrivato e già sbracci, sei un bimbo e hai il biberon nella culla, ti ricordo che il rap ti da like e applausi ma senza l’attitudine non sei nulla

stupirmi, colpirmi con certi crismi non mi abbatterai, svestirti, mentirmi ma con te stesso te non vinci mai!
la fama ti regala e poi toglie, dritto dall’olimpo alle fogne, gioca con la musica e probabilmente scompari/ti perdi fra le onde

non hai la faccia pulita, quindi falla finita… senza faccia pulita, meglio farla finita

questi sono tempi per i vermi su pavimenti, a ritmi lenti, difendi uno spettacolino senza precedenti, senza dignità, ma con varietà di pubblicità ad hoc che ti calan gl’indumenti, tremendi e menti a uno show messo in piedi per far ridere i clienti alla hill benny, dementi per gioco, per soldi, perfetti per bimbi, per like, perdenti. ma sono sempre qui, io che scrivo in solitaria cresciuto in una scuola paritaria, preso a schiaffi come dose necessaria per venire su come cristo comandava, e mi pare che fra tutte abbia scelto la mia strada, nonostante in classe mi mancasse aria, uscivo dalla porta secondaria, con i cazzi miei e la mia aurea immaginaria, perché diverso nel mondo ma pure da me stesso, estraneo complesso, lo stesso tetto che copriva dalla pioggia lo usavo come specchio riflesso di sera sul letto, l’hiphop aveva senso, la voglia di sporcarmi e restarci in mezzo, la terra come cassa, rullante e un sample, un mix di fango, poesia ed intelletto, solo questo


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