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lirik lagu diddo – su di me

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dopo quello che è stato una sorta di compendio acustico
viene un pezzo su di me, e guarda caso è l’ultimo
perché sempre per ultimo io mi sono messo
l’opposto dell’egoista che pensa solo a sé stesso

per così tanto mi sono odiato, detestato
posto alla fine della lista di chi andava salvato
messo in cima, al primo posto, da qualche caro amico
ma sul loro podio francamente io neanche sarei salito

-ssalito, da ogni possibile senso di colpa
schernito, è così che mi sentivo ogni volta
atterrito, sempre in attesa di una svolta
stranito nel vedere com’ero felice una volta

evito di guardare alcune mie vecchie foto
a vedermi sempre sorridente vorrei dar loro fuoco
perché ogni volta mi -ssale un qualche senso di vuoto
e mi manca da morire sentirmi sempre in quel modo

quanto tempo ho p-ssato a cercare il motivo
per cui ho fatto naufragare tutto quanto, recidivo
nel voler capire, cazzo mi sentivo cosi vivo
e ho permesso di essere manipolato come un bambino

e ripenso a tutto quanto il tempo che io ho perso
ho fatto felici tutti, si, tutti tranne me stesso
perché ad ogni persona io scemo correvo appresso
del sottoscritto me ne son fregato troppo spesso

con cosa mi consolo? col non essere cambiato?
non è un vantaggio se questo mi ha reso un emarginato
son diverso, non ho gli stessi interessi degli altri
e per farmeli amici so che dovrei scendere a patti

stanco di sentirmi dire “sei un ragazzo d’oro”
non me ne frega un cazzo se ciò mi ha reso solo
e mi consola la musica, ascoltare il suo suono
mi ril-ssa guardare le navi seduto sopra il molo

guarda là, lo vedi? c’è un gabbiano in volo
guarda come si muove e come sovrasta l’uomo
ma gli è superiore solo perché è in aria che svolazza
o perché almeno lui non deve rispettare standard?

e ho p-ssato una vita a cercare di migliorarmi
a provare ad essere un po’ più come tutti gli altri
brillante, sveglio, bello come loro
se vedo tutto nero il mondo come lo coloro?

e non ho ancora smesso di reputarmi inferiore
di sentire quella speranza che piano piano muore
un barlume che brilla e mi acceca la ragione
mi fa pensare di valere quanto le altre persone

ti vedevo, ti ammiravo, quanto eri bella
di carattere pure meglio, “voglio lei, io voglio quella”
e ci avevo quasi creduto di piacere pure a te
di poter avere così tanto e potermi sentire un re

ma la realtà è arrivata, mi ha preso per una gamba
mi ha spinto a terra facendomi sbattere la faccia
e il sangue che colava sul cemento
scriveva “non puoi avere una come lei, stai solo perdendo tempo”

un giorno supererò questa visione lo prometto
smetterò di esser distruttivo verso me stesso
sorriderò di gioia fuori dall’inferno
e non vedrò più nell’ottica del mio vissuto interno


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