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lirik lagu david riondino – samba ’78

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i più sono impegnati a far gli impegnati del disimpegno
solo preoccupati che ogni battuta arrivi a segno
tutta questa ironia che esce fuori dalle camicie a scacchi
le pieghe del velluto, i cappelli a tesa, stivali e tacchi
sublime voluttà della battutina al momento giusto
essere scettici è un abito morbido, da gente di buon gusto
disinvoltura amara di un’ironia senza troppi amori
che sboccia un po’ svagata dal fruscio delle gonne a fiori
l’eschimo non va più, siamo al velluto, al pellicciotto
torna la giacca in lana, se è chiaro e caldo, torna il cappotto
è indubitabilmente un bisogno caldo di morbidezza
l’eschimo, se vogliamo, è fuggito via con la giovinezza
e perché il freddo batte con insistenza alle nostre porte
senti sempre più spesso che ci s’indugia a parlar di morte
or la strana pianta getta germogli tra i ginocchi
la riconosci tua, resti ad aspettare che il fiore sbocci

esser diversi è un vanto, un prezioso vezzo, quel certo neo
sogni di risvegliarti un mattino negro, omos~x, ebreo
serpeggia l’imbarazzo di esser scambiati per normali
“sai cara, sono diverso” “sai caro, anch’io, come siamo uguali”
emarginato è bello, disoccupato fa quasi figo
follia è creatività, scemo è bello, pazzo è alternativo
certo che la follia non arrivi a tutti, ci vuol pazienza
direi che mediamente siamo attestati sulla demenza
una demenza quieta senza volate, ma nel cassetto
ognuno ha il suo gioiello, chi studia il turco, chi caga a letto
comunque c’è in ognuno, senza alcun dubbio, un rovello interno
che ci lecca il prezzo del libanese e le ipotesi di governo

tutti hanno ormai scoperto che c’è in sostanza una sola vita
così, compagni, viviamola bene prima che sia finita
proprio una vita sola ad un prezzo molto, ma molto caro
ritorni ad apprezzare le virtù del signor denaro
cresciuto charlie brown, diventato un giovane borghese
gira per la città, travestito da corto maltese
nervoso guarda intorno, teme che un giorno succeda il guaio
di trovar dietro l’angolo un bracchetto ed un marinaio

e alcuni nottetempo, di nascosto come dei ladri
vanno a tastar curiosi le poltrone dei loro padri
fino ad addormentarsi e a risvegliarsi come per caso
dietro una scrivania con la penna d’oro e le tende in raso
e nel caffè, portato dal ragazzo del bar vicino
cercano di scordare l’ultimo sogno del mattino
l’ombra del marinaio che accende lenta una sigaretta
li guarda piano e ride e va via fischiando una musichetta


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