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lirik lagu d.o.c. (it) – shoefiti/la fuga

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[intro]
«mamma diceva sempre che dalle scarpe di una persona si capiscono tante cose. dove va, dove è stata. quante scarpe che ho messo io.»

[strofa 1]
altro giorno, piedi giù dal letto
chiamo un fréro, cellulare spento
il quartiere è ancora immerso nel silenzio
ma anche l’aria qui parla dialetto
poche facce in giro, facce tipo gli impresari in un giro dal mattino presto
sui t~max agenti di commercio
con gli agenti in blusa sottovento
sotto casa gente affaccendata con le facce uscite dai libri di sciascia
“cosе” per svoltare la giornata di famiglie con lе prospettive in tartan
sento storie in giro, storie tipo: “alzo se mi tolgo sassi dalla scarpa”
occhi vigili sopra la tratta
droni tracciano linee di nazca
sotto esposizione tra fantini e madmoiselle
street photograhy portait
occhi aperti se non hai capito che qui trovi i guai a cento passi da te
dove l’orologio segna sempre solo quando, dove, come, quanto e perchè
dove la fame è il seme e dalla sete di dindi sbocciano i fiori di baudelaire
sotto i palazzoni
linguaggio del corpo, parlo jabbawockeez
urla dai balconi
segnali di fumo tipo walkie talkie
plug in piena notte
con le quote prese sulle banconote
qua ogni sbatti ha il nome
di bugie,bambole o b~st~rdi, sean penn
parlo di gente che con la verve occulta lo sgamo
parlo di me, sottoproletario pasoliniano
con gli espendienti per poter sbarcare il lunario
ti chiedi: “come facciamo?”
tarantelle da mambo italiano
per due dindi che manco li taliamo
c’è chi fa la vita, chi mente
c’è chi ha un’uscita, chi il niente
c’è chi c’è rimasto, e se lo porta dietro proprio come mery, per sempre
qua il signore non si è visto
oh cristo
pane infranto grazie a n~z~onali senza filtro
parli di cosa, parli di chi
parli di una vita di cui sei celibe
parlo di cosa, parlo di chi
fra,dico la colpa, non chi è il colpevole
da non vedo,non sento, non parlo a: “se parlo non esci di casa”
dai reati per il mas que nada
a chi è morto, si, per farsi in strada
non è fame, non è cosa (yah)
ma lo charme per la banconota
cose strane, cose “cosa”, (yah)
alza il piatto se vuoi che mi muova
se hai bisogno non ci metto un cazzo, mando giù i miei frate, tropa carioca
e se da cosa nasce cosa
respirare è già un atto di forza
[instrumental])

vita veloce come falene se la luce fa da via di fuga
di rincorsa via dalle sirene se dal canto nasce la paura
occhi aperti stando a bocca chiusa
in divisa pure se esco in tuta
con la para per le tasche piene fino a che non si riempie la buca
non ho tempo per le scuse
sempre in sbatti tipo test di cooper
vivo di mezze misure
dormiveglia ed occhi in controluce
cambio umore come cambio lune
cambio amici come cambio cute
cambio vita, cambio prospettive solo per vedermi sotto un’altra luce
sarò un fiore su un terreno spoglio
quindi ingoio merda finchè non germoglio
nato dritto non ci muori torto
penso solo ai soldi, billy bob th~rnton
prego suo signore che mi dia la forza per levarmi il fango che ho di dosso
da sta merda te ne tiri fuori se hai le palle e quindi frah io posso
ho amici nel tunnel come kit latura
album delle figu solo alla questura
questo gioco è un falso, perde chi l’ha dura
vengo dal: “aiutati che il ciel ti aiuta”
guarda dentro gli occhi di ogni mio fratello tra la rassegn~z~one e instinti di natura
chiedi a uno di loro se hanno le ambizioni quando è nell’imbosco che trovi la cura


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