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lirik lagu corrado sannucci – i falò di maggio

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mia moglie ha gli occhi duri
e il viso ancor di più
e quando ha quella faccia
vuol dir ch’è proprio giù
bisogna starle dietro
e forse parlerà
insistere un pochino ed ecco sbotta già:
“dai corrado, non lo vedi, non ci stiamo a contar balle
non lo vedi ch’è un macello tra me e te, ormai è così”

nulla è scritto, nulla è detto, se lo pensi non lo dici
e poi perché parlare per poi dir “non siam felici”
ma tu forse ancora aspetti e io ti chiedo quando smetti
io ti chiedo se tu hai voglie, ti rispondo non hai moglie
questi anni son p-ssati, tutto è stato in un momento
e il ricordo si fa vuoto e il dolore è un p-ssatempo
poi si lotta e si combatte e sappiamo questo è giusto
e non provo molto gusto a chiederti se tu
pensi ancora che quel mondo che faremo nel futuro
vorrà dir meno fatica un lavoro meno duro

mia moglie ora ha finito e adesso aspetta me
e io so dire e non so dire e son problemi che
ti toccano dovunque, che cosa riuscirai
volere cosa come adesso, quando o mai

donna, donna, io ti capisco, anch’io spesso penso questo
e non ci sono formulette, ma risposte chiare e nette
e io non voglio darti fede né speranze a buon mercato
raccontarti solamente cosa vedo che ho pensato

vedi quel che dobbiam fare
non sarà solo niente morti sul cantiere
non sarà solo cambiar tabella oraria
non sarà solo la riforma sanitaria
non sarà solo mai più emigrazione
non solo mai più disoccupazione
non solo case scuole libri per ognuno
non solo mai più fame e ignoranza per nessuno

ma verrà primavera e scenderemo giù
nella città in festa rideremo e tu
col figlio grande in braccio col gelato in bocca
e l’altro a terra che mi tirerà la giacca
e come non pensarci per il corso noi
a p-ssi lenti noi e le vetrine e poi
ti comprerai un vest-to rosso di ricami
mi porterai dei fiori e mi dirai che m’ami
e d’improvviso noi c’accorgeremo che
la gente che cammina insieme a noi è
li guarderemo, è gente come noi che ha voglia
e quello accanto a me canta e mangia una sfoglia e dice:
“finalmente è finita la miseria de ‘sta vita”
parla a un uomo in divisa, lui ha la camicia lisa
stanno lì a fumare su dove cominciare
e le idee son tante e c’è tanto da parlare
su cose, state anni lì a covare
ora esplodon come razzi come fuochi
in mille gesti e mille giochi
corse con le borse a ciondolare
frasi perse in gioie sussurrate in grida di mercato
in fiori, mazzi di ginestre e di colori
e gente alle finestre che saluta gente sconosciuta
che s’allaccia che s’abbraccia come per un
ballo intorno ad un falò di maggio
come per un girotondo intorno a un f-ggio
e tra i capannelli di motivi e spiegazioni
urla ognuno la sua storia piena di ragioni
con i volantini in mano come fazzoletti
tra le sciarpe ed i maglioni volano progetti
e nessuno vuole andare via e la piazza è come
per un bambino una pozzanghera e ci sguazza
p-ssa un camion, sfiora una lambretta
e come una staffetta va sotto balconi, strombazza nei portoni
e poi corre lungo i viali e si unisce agli altri carri
luccicanti come inchiostri ora sono nostri
ora sono nostri

e su quei volti allora noi ritroveremo
che quel che abbiam sperato e quel che credevamo
e come non veder nelle felicità
che nasca naturale un’altra società
e mentre noi saremo lì a p-sseggiare
moglie, ti abbraccerò e ti vorrò baciare
io riprendo un volantino e come un canto
io ripeto: “ha vinto il popolo, ha vinto
ha vinto, ha vinto, il popolo ha vinto”


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