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lirik lagu cancro – tramaglino

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quel ramo del lago di como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a restringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte
questo è quello che spesso guardava, con il tramonto che faceva da cornice a quell’opera d’artе

un giorno come tanti
giovanni si svegliava
nel cuorе della notte
si alzava e dopo andava
ad osservare il mondo guardando attraverso le persiane rotte
immaginava che là fuori come lui
ci fossero altri uomini
che nei momenti bui
avessero bisogno di altri uomini
adagiati sopra il petto come foglie
pensava a quanto potesse essere romantico portare i fiori ad un marito invece che a una moglie

suo padre la mattina dopo leggendo il giornale
lesse di uno psicologo che finalmente aveva trovato una cura ad ogni omosessale
dopo aver letto poi gli fece una battuta, che poi battuta non era, gli disse piuttosto che prenderlo nel culo, vai a farti di eroina e poi finisci come questi due, adam ed eva
in prima pagina
preferirei leggerti morto

piuttosto che vederti frocio

poi scoppió a ridere
disse che si doveva preparare per andare a lavorare
giovanni uscì di casa
gonfi erano gli occhi
e poi salì sull’autobus accompagnato dal suo piccolo orologio che scoccava
i sette rintocchi
quel giorno non voleva andare a scuola
perchè non gli andava di sentirsi giudicato ancora
voleva qualcuno che lo ascoltasse, qualcuno a cui di lui importasse
il pullman era pieno e l’unico posto libero era accanto ad un ragazzo coi capelli color fieno
gli si sedette vicino, questo smise di guardare fuori da quel finestrino e disse “hey di solito si chiede se il posto è occupato, comunque sto scherzando e per non essere maleducato, piacere amato.”
giovanni imbarazzato gli strinse la mano e poi disse il suo nome
parlarono per 3 fermate
fino a quando il protagonista della storia chiese all’altro se volesse accompagnarlo all’uliveto delle fate
dentro gli occhi di entrambi, c’era qualcosa
qualcosa che sul prato sotto quelle olive, ancora oggi se ami tanto, non si descrive

nei loro cuori le emozioni erano nate
e videro una sagoma con le lacrime rosse come le fragole in estate

parlarono per qualche ora, così come le settimane successive, quello il loro posto, loro eran bagagli e gli uliveti stive
fino a che un giorno, giovanni, ad amato gli disse tu il piacere mi darai
fino a che non ti tratterrai
e il seme dell’amore contro l’odio per il mondo ed il diverso su di me riverserai

questi due ragazzi si volevano sposare
ma un padre un po’ bigotto alla scoperta della cosa disse questo matrimonio no, non sa da fare

accusò amato di aver contagiato il figlio con quella sua malattia
e pochi giorni dopo
dopo una richiesta di trasferimento, andranno via

l’imbroglio più greve dei nostri promessi era la mancanza di tecnologia
ma le lettere che si inviavano eran scritte con una bella grafia, anche se si trovavano in due parti un po’ lontane della lombardia
l’amore sarebbe stato più forte dell’om~f~bia
un giorno si sarebbero sposati dentro l’uliveto sopra l’abbazia
e la divina provvidenza se ci avessero creduto li avrebbe aiutati come ci insegnò lucia
quel volto, quelle parole, quell’atto, gli avevan dato la vita
mise un sospiro che da un’ora gli si aggirava dentro, senza mai trovar l’uscita
si aggiustó la giacca, aprì l’uscio, entrò, fece entrare la sagoma, s’avvió davanti a lei e si incamminò verso il bancone, in silenzio


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