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lirik lagu benni – dif(f)idarsi

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[strofa 1]
lama affilata in ceramica sul sample
non mi accontento
pensa a quanto è brutto non dare ascolto alle voci che hai dentro
non mento, dal riflesso dello stesso mondo che capisco a stento
vigliacco dentro, come chi perdona un tradimento
sto splendendo, sto da favola, con la testa sulle favole
parliamone in prima linea, parliamone anche se non serve
perché il degrado già mi aspetta a braccia aperte
gli occhi fumanti di una serpe
mani svelte di bestie notturne esperte
sto seguendo solo un suono, il bancone mi attende in cima come un trono
non promette mai nulla di buono
la nebbia è fitta attorno, il mio stomaco è un soggiorno dove soggiorno
sottosopra, inchiodato allo scheletro di un cobra
perché la guerra sono io, sorseggio sorsi di oblio
guardati bene attorno, attorno è tutto mio
guardati attorno perché dico a me stesso: “sai che c’è?”
pezzo di merda, la guerra non la fai con me

[ritornello]
era un ricordo organico
mi ritrovavo spesso trafiggendo acqua salmastra a bordo di me stesso
un terrore elettrostatico, stai a vedere
l’occhio che mi fissa al centro del bicchiere
la voce si faceva spazio tra cuore, polmoni e le macerie
fino in periferia delle mie arterie
e mi diceva di fidarsi, di fidarsi, di fidarsi, di fidarsi
fino alla morte tocca

[strofa 2]
fatti vicino specchio
mentre la paura mi preme un palmo sul petto, aspetto
che il suo amore mi faccia effetto
volo più in alto dei pensieri
stupidi, non sai cosa ti perdi
fulmini dalle mie tempie
corrente nei miei nervi
e la osservi, filosofia che invecchia in botti antiche in stiva
nave immersa dentro una bottiglia alla deriva
mi sta piovendo dentro un’altra volta e luna storta
non gli importa, sp-cca il mio torace stretto in una corda
non so se vedi, non mi reggo in piedi
o sono i palazzi intorno ad essere crollati
spedisco offese a gratis
ci siamo sempre stati
barcollanti sugli stati dell’umore
dissetati dal peggior liquore
frastornati in questa via, persa la part-ta
ne accendo un’altra e perdi tu giorni di vita
l’ultima goccia di sudore sulla fronte del terrore e amore
è il piccolo segreto di morte che ho nel cuore

[ritornello]
era un ricordo organico
mi ritrovavo spesso trafiggendo acqua salmastra a bordo di me stesso
un terrore elettrostatico, stai a vedere
l’occhio che mi fissa al centro del bicchiere
la voce si faceva spazio tra cuore, polmoni e le macerie
fino in periferia delle mie arterie
e mi diceva di fidarsi, di fidarsi, di fidarsi, di fidarsi
fino alla morte tocca


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