lirik lagu uochi toki - shake your assets
e sono dentro al club! ma scusa, quante volte sono entrato dentro a questo club, in questo disco? tre? quattro? sembra che ci vivo qui dentro. va bene, questa è l’ultima, adesso…poi torno a casa, eh?
e sono dentro al club! in una situazione immaginata, ipotetica, che però ha un’ipoteca sulla realtà. ho fumato del crack all’amarena, mi sono fatto una pastiglia di metanfetamina alla vaniglia direttamente in vena, scendo ‘ste scale strette con quel p-sso da ubriaco: un po’ simulato, un po’ distrutto dallo zucchero bianco. il bianco della sicurezza mi perquisa nello zaino: sequestra un leatherman, un victorinox, le posate da viaggio di vanadio mentre il nero che mi squadra da di fianco chiede cazzo guardo. “io guardo perché tu guardi perché io guardo, perché gli esseri umani si guardano; i guardoni, i guardiani, le guardie”, gli rispondo. lui mi batte un cinque alto, un ringo people col b-ttafuori di nairobi che ha studiato l’antropo, non sui libri, ma guardandolo. e sono ancora qui dentro a questo club che sembra un dungeon: il dj mette dischi che non mi piacciono, poi mette dischi che mi piacciono, poi mette un pezzo che non mi piace però al triplo della velocità normale. è pieno di gente nel locale: ci sono i metà uomo-metà animale, gli spiriti del natale p-ssato, ci sono gli ospiti, i coscritti e un sacco di persone a caso, ragazzine con il piercing al naso, alcune indossano felpe di raso, giacche con toppe di el paso, alcune dark allegrissime, altre marionette come karasu. noto un gruppo di ragazzi che le guardano e qui ritorna il guarda guarda antropologico ma sono troppo fatto di fruttosio, voglio sentire di che parlano, mi avvicino di soppiatto a questo gruppo: rappusi di vent’anni che fanno super brutto, parlano con l’orifizio orale storto, mettono il cappello storto sul capello dritto, la collanina d’oro con gesù cristo il nazareno, il pantalone nel calzino, lo sguardo truce di chi non si farebbe problema alcuno ad investire un gattino con il motorino rubato all’amico del suo vicino sputando ad un controllore uomo dal finestrino del treno, e tutto, e tutto senza mai dimenticarsi di mettere il dopobarba prima di uscire. entro nel loro cerchio per sentire cosa dicono: parlano dei culi. dei culi? sì, pa-parlano dei culi. i culi! parl- stan parlando di culi! parlano dei culi, i culi! eh! eh!
parlano dei culi di un gruppo di ragazze che stanno lì in un angolo, gli strati di leggins che li avvolgono conducono questi poeti urbani ad intessere rime col loro interesse sublime per quel favore femminile che vorrebbero avere in circostanze che descrivono con l’accuratezza di un ossimoro, con sfumature grezze apprese dentro un circolo, un vicolo, con toni giocosi che però nascondono l’archetipo ancestrale del possedere un altro essere umano. “e basta! ok, va bene, hai fatto le tue con-siderazioni antropologiche, hai scoperto cause su cause aprendo c-sse su c-sse ermetiche, ma non ti serve a niente se non a soddisfarti da te stesso, al vivere rinchiuso nella tua mente.” ehi, ipotetico sapientone! è p-ssato del tempo da cuore amore errore disintegrazione, nel frattempo son successe delle cose, questa non è una sega mentale: fuori dal disco io agisco, con le persone ci vado a parlare, adesso stai a guardare come si pianta il seme nelle teste di persone che tu credi io creda sceme ma che da qualche parte hanno potenzialità nascoste
ehilà ragazzi, yo! faccio brutto come voi, ho un amico che fa bene il freestyle ma io no. non ho potuto fare a meno di ascoltare i vostri discorsi su quel lato femminile ambìto in ambito sociale ancor prima che sessuale. e niente, volevo solo dirvi che io conosco un segreto, un importante t-ssello sul mistero del didietro, vi spiego come mai vi incanta. beh, che presunzione, “vi spiego”… è una finzione letteraria, io non posso mica leggervi nella mente, spiegarvi le cose… ehm… così, lo dico così, è una finzione letteraria. vi spiego come mai vi incanta, come mai cavalca la vostra voglia quando lo si vede o quando lo si sogna, volete che lo dica?
ohhh sììì, grande, diccelo zio! bella zio, dai, dicci questo segreto, dai, grande zio! oh, lo zio ci racconta il segreto! bella zio!
il culo fa la merda. quei teneri culetti che immaginate nei vostri letti come grammatica p-rno trasmessa da schermi sono cuscini su cui sedersi per espellere le feci, la parte terminale dei visceri, dell’intestino, nasconde un interesse oscuro che non ha niente di vicino all’istinto riproduttivo. è un interesse per la vita, per un processo alchemico di trasformazione che muta il cibo in cacca: niente a che vedere con il sesso, è come dimenticarsi il senso di una melma che fa senso solo perché il senso comune ha detto che lo scarto si fa ma non si guarda. quando dopo l’occhio cerca e la mente non si chiede, cosa fanno le persone sopra quelle strane sedie? le ragazze serie, come quelle più scherzose, come quelle strane, zitte o misteriose, fino a quelle più curate, fino a quelle che vi stracciano col poker, fino anche a quelle che non si fanno impressionare da chi fa il professionale, tutte quante – anche vostra madre – ad un certo punto andranno al cesso a liberarsi di quel peso. guardate intorno: dentro a questo club pieno di gente quantificate in chilogrammi la quant-tà approssimativa dei ripieni intestinali, l’inutilità dannosa del non parlare mai delle funzioni fisiologiche normali o trattenerle con un’educazione che non servirà poi a niente quando l’intestino sarà pigro, perché quando siete in bagno non volete che si senta neanche il minimo respiro. la cacca esce e il silenzio non è la sua virtù, la cacca scorre tra voi ed il mondo senza conoscere i tabù, se ti dimentichi di lei o la rimuovi si farà sentire, e non solo le ragazze ben vest-te sanno essere omertose, timide, pudiche: vi basti chiedere ad un esercito di managers quanti di loro trovano sangue nelle feci, quanti commensali inghiottono bocconi amari di cibi inappropriati per i loro problemi emorroidali, quanti paladini della sbronza – filologi dell’alcol – si ritrovano al mattino in panico a scrutare nella tazza rossa. ve l’ho detto: il culo è una parte del corpo che trascende il sesso, che tu sia femmina o maschio non sottovalutarlo, consideralo alla stregua del cuore o del cervello. vi regalo dei frammenti che vi permettano di cominciare a sedervi e defecare senza sentirvi brutti o sporchi, che vi permettano la vista di un umano o di un’umana per intero senza doverli fare a pezzi, sono corpi su corpi che si smembran con gli occhi, sono fiumi di culi separati da gambe e tronchi, ragazze a pezzi nelle vostre teste o nei vostri testi, un’iconografia che non parla in nessun modo dei difetti!
ma sei stupido? non sarebbe un’iconografia se venissero rappresentati gli apparati interni dei modelli! è una sintesi quella che vedi sui cartelli, quelle foto sono idee, quelle idee sono fatte di fotografie, ogni persona mangia immagini e le trasforma nelle sue manie. e tu cosa fai? vuoi privare l’uomo del piacere di scoprire che le fantasie in realtà sono realtà e che le fantasie hanno un altro grado di profondità? e di chi parli quando dici “ascoltatori”? hai la pretesa di svelare dei segreti a persone che immagini, che nemmeno vedi, persone che anche tu rappresenti, di cui prendi solo parti e chi ti ascolta non è in grado di capirti perché prende per insulti il tuo modo di imboccarli. che tu racconti o meno scopriranno presto che l’umano è intero e che il culo è anche la parte terminale di quei 13 metri dell’intestino. e reagiranno come adamo con la sua seconda moglie quando vide le sue spoglie generarsi dalla terra: vide nascere una donna a partire dalle ossa e dai tessuti, vide i tendini allacciarsi ai legamenti, vide i nervi ingarbugliarsi, vide tutti gli apparati mescolarsi e solo infine vide pelle, occhi ed i capelli. visto questo provò la repulsione per la vista nel dettaglio di ogni spiraglio, di ogni funzione. e tu sapresti preparare le persone? ti senti in grado di mostrare merda e di ottenere comprensione?
minchia! bella zio! ma questo non c’entrava niente con nessun riferimento biblico! tipo che cioè, nella bibbia adamo c’ha una sola tipa, mica tre! mi sa che quello l’hai preso tipo da un fumetto di sandman di neil gaiman. oh, tanta roba! comunque, cioè, -ssurda questa storia della cacca, cioè, te non pensi che qualcuno poi la scambia per una roba identica a quel tipo che diceva “non ti piace il riso? allora mangia la merda”. nooo zio, che coraggio… anche, cioè, dare un po’ più di spessore a me come personaggio, tipo che di solito p-sso per lo scemo del villaggio perché cioè, tipo, dico “cioè zio, tranquo” quando queste interiezioni le può usare ogni stronzo. ed io ti sembro mongolo solo perché, tipo, è così che mi dipingono, generalizzano. sì, vabbé che sono un pischelz e che finisco tipo nelle categorie fittizie di cui si ride dentro all’internet, però zio, anch’io c’ho le voci di coscienza e completezza che mi parlano, o no? solo che tipo, non lo so, è come se ci sono mille voci esterne che mi dicono di non pensarci a quelle robe lì e quando i c-n-li tipo, che ne so, i video troppo fuori vengon lì e mi indagano perché mi è venuta fuori una roba geniale, allora zio, sto cazzo! ma chi me lo fa fare? cioè dai, non lo so se è meglio dire che il culo è il culo vero o se il culo è l’intestino, alla fine zio, non mi biasimare, io capisco; ma le mie voglie, plasmate da me o no, son queste. minchia, potresti scriverci un pezzo con il tuo flow tutto tirato, stronzo, secco, e dici tipo “questa non è una sega mentale, la comunicazione multimediale ci sono cose che non può comunicare”! dai zio, fallo, aiutami ad uscire da ‘sto stallo in cui sto stando!
giovane rappuso, io posso provare a farlo, ma tutto questo è un processo digestivo: io non posso accelerarlo. io non sono solo, questo disco dovrebbe provarlo: c’è qualcun altro che parla diverso, è una realtà sistemica dove il tutto ha un solo verso ma composto di versi che tra loro divergenti mostrano aspetti differenti ulteriorizzandone il percorso di secondo in secondo. forse… forse potremmo spiegarlo in parte se ci fosse un secondo disco finito questo
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