lirik lagu uochi toki - il pezzo serio
sprofondo nel mare delle ipotesi, pesi sullo stomaco impediscono un corretto respiro automatico: di conseguenza devo respirare profondamente e coscientemente. non riesco ad addormentarmi quando è tardi e fuori succedono cose troppo interessanti. i cardi mi pungono, e non capisco quanto influisco io e quanto gli altri influiscono, gli altri, che sono soliti guardarmi e dirmi cose che non c’entrano, violentano le mie orecchie con discorsi che non mi danno da pensare, ma che mi fanno preoccupare. prima di parlare devo pensare un po’ da solo
mi ritrovo steso al suolo, mi consolo mangiando terra che ha il sapore della suola di una scarpa di una ragazza che non è così, non è così che va e lo sai anche tu. anzi, tu non lo sai, perché non hai gli occhiali: non osservi i particolari, ti perdi nei meandri di discorsi che sì, sì, sì, lo so, ci ho già pensato, sono già p-ssato oltre, è inutile discuterne oltre, o interlocutore dalle molte sfaccettature. in questo momento rispolvero le mie paure. non parlare con me se non sei abituato ad andare a fondo, perché mi secca dover galleggiare e fare lo stronzo per parlare con te che mi stai solo annoiando. mi inabisso, vado dove la pressione è troppo alta, e non ho più voglia di venire a galla
dovunque vada la gente parla, io ascolto di nascosto: sono curioso di sapere quanto a fondo va ogni discorso, per vedere se sono il solo qui. parlatemi: sono pr-nto a correggervi quando vi permettete di autoeleggervi psicologi e di leggere i miei pensieri in vari àmbiti. ambìti trofei, pezzi di plastica e ferro con significati che non sono i miei. vi guardo p-ssare da lontano, e fondamentalmente mi sento solo, solo che preferisco le convulsioni piuttosto che entrare in determinate situazioni, perché non tollero quando mi dici “tu non c’entri”, “tu non vieni”. le vostre ragioni sono dei veleni che sempre più spesso mi versate nell’orecchio, ed io sprofondo negando ogni contatto col buon senso. mi disperdo, ma in questo modo sono dappertutto: questa volta sei tu che devi venirmi incontro, sei tu che devi andare a fondo; se non capisci il mio decadimento, non sarai presente al mio risveglio. sappi che ogni mio discorso astratto è sempre legato a un fatto pratico realmente avvenuto: non cerco il consenso su di un argomento trattato, non voglio che mi si consoli con argomentazioni tipo “sì, anche io ci sono p-ssato”. ci sei p-ssato? qui? davvero? non mi risulta. qui sono solo, e quando arriva qualcuno è sempre gente che già conosco
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