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lirik lagu uochi toki - don't legislaizah

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erba erbe erba erbe erba…

se tu mi chiedi se (se) so cosa sia la droga, io non ti so rispondere. se tu mi chiedi se (se) so cosa sia la droga, io non ti so rispondere! volevo scrivere un pezzo sulle droghe, ma la cosa -ssumeva una proporzione che muta, non solo l’opinione, ma l’oggettività dei fatti, come psichedelìa creativa. la prima cosa che una droga può distorcere è l’opinione tutta intorno ad essa, la percezione della droga stessa; e questo lo si può capire solo essendo sobri e asciutti, accompagnandosi agli utilizzatori, p-ssando dai più semplici drogati fino ai tossici più brutti, e – indovina un po’! – puoi essere amico di chi usa le sostanze anche senza utilizzarne dato che, comunque – indovina un altro po’ – drogarsi non è una caratteristica!
se tu mi chiedi se (se) so cosa sia la droga, ti rispondo in modo vago
se tu mi chiedi se (se) so cosa sia la droga, ti rispondo: non mi drogo, ma non mi scandalizzo se lo fai di fronte a me, forse sei tu che le prime volte hai difficoltà a calarti nella parte con di fianco me che non partecipo ma che son così accondiscendente: è una relazione espressamente non basata sul fatto che consumiamo insieme le sostanze, io non mi sento escluso perché ne ho p-ssate tante, mentre tu ti senti stupido, ma tranquillo, p-ssa subito!
se tu mi chiedi se (se) so cosa sia la droga, io ti dico: fa lo stesso. se tu mi chiedi se (se) so cosa sia la droga, io ti dico che nemmeno fumo e neanche bevo. “ah! allora non fai nemmeno sesso?” io non capisco la correlazione, forse pensi che rappresenti un culto, qualche religione? forse con la droga non si ottiene tutta quella libertà della ragione di cui si parla in ogni mezza discussione tra i pro del consumare, quello che mi appare, e che non posso condividere con altri, è che la droga è diventata una pratica dei rituali, una preghiera per i contemporanei e non più un’antologia di sostanze officinali, un tesoro che in natura si ritrova e si consuma: è un argomento di conversazione, un collante che permette di parlare alle persone. io potrei anche solo fare finta di drogarmi o sostanziarmi, avrei una collezione di argomenti da sfoggiarti e tu non mi distingueresti dai m-ssimi esperti perché tutti parliamo per sent-to dire, come tutti parliamo per letto scrivere, come tutti parliamo per visto mostrare. l’esperienza diretta di sostanze non è comunicabile e – indovina ancora! – non serve drogarsi per capire questo!
se tu mi chiedi se (se) so cosa sia la droga, io ti faccio una domanda. se tu mi chiedi se (se) so cosa sia la droga, io ti dico: prova a usarla ma lascia la mia testa senza, libera di domandarsi se consumarla o continuare ad osservarla. che poi di fatto la parola “droga” significa “sostanza proveniente da una pianta”, una definizione troppo vasta e chi necessita definizioni è perché vuole proibirla o legalizzarla, chi necessita definizioni si interessa del contesto, non della sostanza. una discussione che va avanti ad oltranza, ma legislare un vegetale, che si tratti di salvare o condannare, sarebbe come dire che l’uomo ha diritto di vita e di morte su forme di vita che non possono rispondere. l’uomo può coltivare, costruire, uccidere e raccogliere, ma il fatto che questo sia un diritto è una frase che l’uomo ripete a se stesso, nient’altro. la legge non ti salva dalle piante cattive, la legge dell’uomo non ti salva dagli uomini cattivi con cui tu litighi per il commercio di una sostanza; il rapporto tra uomo e vegetali esige che tu li accompagni nella crescita, e non solo presenza al momento della mescita

senza l’attività dell’uomo i vegetali in pochi anni divorerebbero le opere, dalle grandi alle piccole, dalle strade alle ferrovie, con un tipo di aggressività che non fa rabbrividire: il vegetale non espugna la città, ma sa divenire indispensabile come fiori che attirano farfalle con composti dolci in cambio di trasporto pollini. e tu mi chiedi da che parte sto; forse con i vegetali per poter trovarmi dappertutto, anche se di fatto i vegetali parti non ne hanno, e schierarsi con o contro loro è tanto quanto, quindi ci convivo dando loro parità senza rischio di finirci sotto. se tu mi chiedi se (se) so cosa sia la droga, io ti rispondo: certo! se tu mi chiedi se (se) ci sono droghe che rispetto, io ti rispondo: felce, bardana, equiseto. se tu mi chiedi se (se) so cosa sto dicendo, io ti rispondo che l’internet od il pusher non ti sapranno dire molto, esiste un mondo di erbe che ti crescon tutte attorno, e dici a me che dovrei provare tutto quando il tuo consumo è limitato al caffè, allo zucchero, alla cannabis e al luppolo; se ti propongo di mangiare dell’ortica sai che faccia fai? la stessa che faresti di fronte allo zucchero di stevia, o al ramolaccio, al finocchio selvatico, alla corteccia del salice bianco, al tar-ssaco o ad un piatto di erbe di campo. tutti quelli imbranati che tirano la cocaina senza conoscerne esattamente il taglio e poi non mangiano verdura perché non è di loro gusto e ti dicon di non metter troppo aglio che se no non digeriscono! non sarete mai degli esploratori di sostanze al mio cospetto, io che a 3 anni bevevo l’acqua del water con lo scopino del cesso, a 22 sorsi di gasolio dal serbatoio di una scavatrice e non vi dico cosa faccio per capire se le pietanze sono marce o ancora buone. se tu mi chiedi se so cosa sia la droga, io ti rispondo: parlami di morti. se tu mi chiedi se (se) so cosa sia la droga, mi viene quasi voglia di andare a fare i compiti. se tu mi chiedi se (se) so cosa sia la droga, ti rispondo: sì mio amico, e vaffanculo! se tu mi chiedi se so cosa sia la droga, io ti rispondo, io ti rispondo, io ti rispondo, io ti rispondo, io ti rispondo:

non ne ho mai fatto uso se non in cucina, quel che ne so l’ho letto da un libro di ricette. non ne ho mai fatto uso se non in cucina, quel che ne so l’ho letto da un libro di ricette


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