
lirik lagu think'd - guerra bianca (remix)
conseguenza di mancanza di doverose giustizie / in corrispondenza di inclemenza in overdose di cattive notizie / dicesi ferma consistenza di perizie / con risultato un numero illimitato di mortali spezie / amaro condimento in sta pietanza in fermento / servita nuda e cruda senza vassoio d’argento / è produttività in esoso incremento / o più tristemente omicidio colposo con tanto di arruolamento? / il vostro testamento poggia sulla tovaglia / del non ricordo di tutti i caduti in battaglia / difatti il piatto del giorno è l’elemento / con cui contribuite al non assegnare valore a sta medaglia / metti la sveglia, stanotte accadrà di nuovo / il cameo di un’altra scomparsa con tanto di ritrovo / l’ennesimo schiavo e non chiamarlo martire / perché non ci si ammazza per obbedire a un fottuto ordine
rit
altro che trincee, qua ti scavi la fossa / altro che maree, si è già infranta l’onda rossa / il rosso del sangue operaio che avanza / e il verde della totale assente speranza / a ricoprire il luogo scena del delitto / a innalzare su questo monte un altro crocifisso / il nero funerario del macabro perire / e l’infinito conto di questo bianco sorvolare
non hai ben capito, domandati il significato / per cui si è selezionato questo bianco incontrastato / nel non recente passato / indice di irragionevolezza e non conoscenza dell’accaduto / il tutto attribuito a nascite spezzate / e per l’appunto prive di motivazioni alquanto sensate / quindi niente nomine di responsabili / esattamente come per gli odierni e ingiudicabili colpevoli / particolari frivoli, il sistema fotte senza rate / e non sarà un altro morto a fermare le e barrate / voi che tanto parlate / e poi macchiate con l’indifferenza l’atroce perdita di queste vite / lavorare uccide, per di più per pochi spiccioli / zero fronzoli, chiedi a rovelli & company / ascolti sto mc, signor ministro, si dimetta / e torni in fabbrica, c’è una lapide che l’aspetta
rit
il non blando aumentare dei tassi di mortalità / banco di prassi della quotidianità / il troppo stanco avverte sintassi errata / e non ancora corretta nell’annata di ste fatalità / non lo chiamo destino ma verde del giardino / degli immensi sacrifici passi di questo cammino / yin come le luci spente di cimiteri / dove tombe son cave, fabbriche, miniere e cantieri / mille doveri presenti in passati e futuri / mille pensieri riflettenti pungenti dolori / uno è il colore incolore della stagione infinita / la primavera dello yang appassita / follia in preda a mani pulite col fango / facenti parte della controparte di alto rango / mettiamola sui numeri, esuberi di sto ambiente / alias più morti sul lavoro che nelle guerre d’oriente
rit. x2
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