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lirik lagu swelto & fu kyodo - fiore dell*apocalisse

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[testo di “fiore dell~apocalisse”]

[strofa 1: swelto]
io che gettando le reti nel lago di galilea
vidi il tuo volto lontano, le barche, la tua platea
in quel momento fu chiaro, le cose cambiarono
e l’amo che avevo mano diventò un’arma per spargere il verbo
in cambio del cielo eterno ho infranto più di un divieto
chi è figlio del tuono conserva il sacro segreto (già)
non teme vento o corrente se al suo fianco ha chi trascende
il creato, colui che è preesistente
scintilla d’amore, mi rеse libero (vai, vai)
ben prima dеlle luci nel bosco di libredón (vai, vai, vai)
la fede che videro migliaia d’occhi fu simbolo
brucia come il martirio deciso da re erode agrippa primo e non
cambierei nulla, fiero delle mie scelte (no, no)
lacrime ed urla da quando sorridente
spiegavo al volgo l’ignoto che ancora millenni dopo
percuote lo stesso suolo nel cammino delle stelle

[ritornello: swelto, fu kyodo]
le emozioni corrono via dal caos della realtà
baceranno i polsi stanchi a zebedeo e salomè
in equilibrio, in mezzo a un bivio
la mia strada apparirà, fiore dell’apocalisse
risplendi dove luce non c’è
il mio cammino mi ha scelto per riportarmi da te
insegnami qualcosa di me
la verità oltre il tempo è l’indescrivibile
risplendi dove luce non c’è
il mio cammino mi ha scelto per riportarmi da te
insegnami qualcosa di me
il mio maestro è tornato, ora vive dentro di me
[strofa 2: fu kyodo]
(io) seguii i tuoi tratti scolpiti su pietra
cinti d’opale i tuoi palmi di creta attesero me
imparai a sceglier la rotta
scrutando stelle dipinte sulle tue vesti di seta
quando gettavo le reti nel mare d’idee
io che imparai il silenzio dalle rocce
fra antichi monoliti plasmati dalle piogge
dalle onde sulle coste
ed il sole a mezzanotte sa camminar sui flutti
d’un mondo di passaggio secco come i suoi frutti
il vento gonfiava le vele, seguendo la stella del nord
dal largo d’efeso padmos comparve emerse dal chaos
quando l’esilio chiamò lungi da cafarnao
alla luce del nume tuonò, la voce ispirò il calamaio
ardente l’aere infiammò, io vissi ciò che narrò
spezzati i sette sigilli anche il cielo si ritirò
il silenzio scese dall’alto, l’eco di trombe scrosciò
pioggia di grandine e fuoco l’acqua in assenzio mutò
gli abissi d’abaddon si spalancarono
fin quando il drago e la bestia precipitarono
la città sacra discese lambendo il baratro
mura di diaspro e cristallo la circondavano
la città sacra discese chiudendo il baratro
dodici saggi in cerchio la contemplarono
mura di diaspro e cristallo la circondavano
nodo dell’apocalisse, o mio fiore aureo
[ritornello: swelto, fu kyodo]
le emozioni corrono via dal caos della realtà
baceranno i polsi stanchi a zebedeo e salomè
in equilibrio, in mezzo a un bivio
la mia strada apparirà, fiore dell’apocalisse
risplendi dove luce non c’è
il mio cammino mi ha scelto per riportarmi da te
insegnami qualcosa di me
la verità oltre il tempo è l’indescrivibile
risplendi dove luce non c’è
il mio cammino mi ha scelto per riportarmi da te
insegnami qualcosa di me
il mio maestro è tornato, ora vive dentro di me


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