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lirik lagu sosa priority - casa

[testo di “casa”]

[intro]
okay, xela

[strofa 1]
chiedo di santana, l’interno novanta
mia madre affacciata da dentro una piazza
mi mancava l’aria già ai tempi di un’aula
passato da scuola fino a giudiziaria
chiama l’ambulanza
mio fratello appeso al muro della stanza
riempito giornate soltanto con l’ansia
non posso pesare al peso di una bara
noi sporchi di fango, svolta meritata
quando sanguinavi, mettevamo [?]
un altro coetaneo lo chiamo “puttana”
prendevamo chili per restare in strada
[ritornello]
però non posso scordare chi c’era con me
quando quella porta si chiudeva e basta
quando in quel palazzo litigavo e basta
cercavo rifugio da qualche compagno
però quelle braccia le chiamavo casa
pure nella merda mi bastava un pasto
contavamo sogni da sopra una scala
però non mi scordo quando digiunavo

[strofa 2]
vengo dalle ingiurie, denunce, rinuncio a credere a qualcosa
sto parlando a spettri con zero argomenti, non sanno a che serva un diploma
non ho mai rimpianto mai un giorno di scuola perché mi ha formato valori
te meglio ti informi, uno statua di merda va vista al di fuori
non c’ho più freddo, troia, non so scordare cose
parlare chiaro, cosa? anni, non ho parole
o muoio, o faccio storia senza lasciare storie
non so cambiare testa, sto ancora a scrive’ strofe

[ritornello]
però non posso scordare chi c’era con me
quando quella porta si chiudeva e basta
quando in quel palazzo litigavo e basta
cercavo rifugio da qualche compagno
però quelle braccia le chiamavo casa
pure nella merda mi bastava un pasto
contavamo sogni da sopra una scala
però non mi scordo quando digiunavo
[strofa 3]
anni non ti vedo, anni non ti sento
ma dentro c’ho ancora il tuo sangue
parlarti d’affetto, però c’ha un difetto
scordato la faccia di un padre
ricordi di frasi in rumeno, ma vaghe
scrivo da lontano, ma immagini chiare
mi dico: “accelera”, anni che accelero, eccesso, mi schianterò
un piano fatto da conati cambio i connotati dell’animo
imparerò un giorno, ma imparerò
sentimi, gemiti, sentivo il gelo sopra quel muretto
morivo di fame là dietro quando il magistrato ci voleva dentro

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