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lirik lagu semicronici - limpido sogno distorto

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[h~ll’o’him]
scruto il cosmo, riflesso in un singolo atomo
un ruscello mi sussurra all’orecchio il suo grido afono
sussulta e si scioglie tre volte, si scompone in baratro
mi culla dolcemente poi mi getta dentro ad un acido
la porta delle stelle è spessa soltanto un millimetro
la trovi sulla lingua e nella lingua di chi è libero
caleidoscopi danzano e mimano le mie gesta
la mia testa è una foresta in tempesta, ma non mi limito
io sono qui, io sono altrove, sono ovunque
sono unico, multiplo, umano e alieno insieme dunque
quando l’alfa si unisce all’omega nelle micropuntе
io lo sentirò scorrere nеlle mie vene consunte
ti prego fammi entrare nel velo, voglio quel brivido
di gioia pura immacolata in questo sogno vivido
ibrido e con le iridi tocco il mondo dei simboli
piccoli come microbi, singoli eppure ciclici

[axiom]
l’occhio è tra le prime forze ad esserne colpito
gira attorno e lo verifica, immerso nel quesito
dà uno sguardo nuovo a quelle terre erose
dal mondo che fluttua riconosce il filamento di persone e cose
i miei tratteggi sono leggii geometrici
si muovono ondulati a spostamenti poliedrici
quasi circensi, ma se ci pensi sono centoventi
chilometri dove il mattone modella i venti
crepita un albero tra le crepe di una perdita
d’un tratto si trasforma e ritorna allo stato originale
un enigma eppure rivelazione più cauta
il significato di essere uno psiconauta
[h~ll’o’him]
il frattale si ripete e poi ripete
simbolo della mia quiete, testimone delle mie ore più liete
incredibile come una goccia colmi la mia sete
scompaiono i mostri, sono creature di questa rete
il corpo si decompone, la mente compone cantici
guarda allo specchio il mondo scomposto in due stati quantici
perdo significato per acquisirne uno nuovo
mi muovo restando fermo, non riesco, poi ci riprovo
bagnato dal sole, colgo la luna, la prendo in mano
fa strano l’esser normale, mi assale un pensiero insano
il battito accelera piano, invano evidenzio
il rumore assordante del mio silenzio

[axiom]
la cadenza mistica sorprende il cervello
le immagini che come un castello mi costellano
l’inverno arcobaleno che sussurra questo lento sterno
sfrutta i miei sensi per respirare in eterno
quanto dolcemente mi frantuma questo stato
credo solamente a quel figuro incastonato
perso mentalmente tra un momento e l’altro
li ho persi di vista e m’incammino quasi scalzo
dove mi porta questa sera in cui le stelle sono occhi
battono le palpebre come rintocchi
concentro lo sguardo e sono troppi ma non cambia il numero
soltanto quando li vedi e quando li tocchi
la testa cade in alto ed il passo si rallenta
muovo una gamba avanti, il corpo si accontenta
pianto come radici le meningi sopra il panorama
vedo due bici fare eclissi sopra una fontana
[rit. axiom/h~ll’o’him]
io sogno un nuovo mondo, avere un nuovo sorriso
inciso sulla mia pelle, porta del paradiso
la mia mente è lettera in un fiume di parole
serve solo un francobollo per il viaggio verso il sole
questa realtà forse mi salverà dall’altra
una zona franca senza limiti su carta
dove il sogno timido spalanca una porta d’ingresso
niente è più soppresso, anche se non ci resto

[h~ll’o’him]
cosa nascondono gli alberi?
le loro ombre compongono dodecagoni convessi mentre conversiamo
perplessi in una dimensione di riflessi facciamo progressi
siamo in catalessi poi ricominciamo
cosa nascondono quelle fronde?
litanie profonde, risuonano forti nel proprio io
scorgo un volto, forse assomiglia a quello di dio
ma è soltanto il mio, anche se a tratti gli corrisponde
è tutto al proprio posto, esattamente come non dovrebbe
cade la pioggia, in ogni goccia sento come il mondo crebbe
morì, rinacque però profano
magari mi sono spinto troppo lontano

[axiom]
finalmente, sento che il vuoto si riempie
un tocco di niente che si concretizza sempre
suppongo che tutto sia presente, me lo sento addosso
ora percepisco che il prossimo sarà un fosso
salta il cielo diventando terra e viceversa
il colore dell’uno e dell’altro che conversano
seguo i movimenti e cambia l’asse, sono sottosopra
dopo mi sdraio, dal calamaio il colore si copia
poi si copia, subito dopo duplica e si copia nuovamente
replicando ancora nella stessa mente
mi arrendo alla sua presenza, apertamente
finalmente, faccio pace col me dissidente
[rit. axiom/h~ll’o’him]


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