lirik lagu semicronici - episodi di violenza percepita
[h~ll’o’him]
scusatemi se esisto, trecentomila ebrei fanno la doccia dentro un campo
è tutta colpa mia solo perchè son bianco, hai visto?
sono l’archetipo di un patriarca
oppressore dei più deboli, sadico iconoclasta
a quanto appare mi devo far perdonare
per ciò che ha fatto un mio similare, compare ti pare normale?
di peccati ne ho tanti, li puoi contare
però non accusarmi, la colpa è di qualche padre
stavo cercando il tuo senno col microscopio
purtroppo ho sbagliato zona e ho trovato la tua autostima
stava tremando e fumava pipe con l’oppio
cercava assecondamento, doveva pensarci prima
dai scendi in piazza a cantare “casa di carta”
che “bella ciao” la conosci grazie alle sitcom
tu cerchi solo le luci della ribalta
senza consenso non vivi, quindi stai zitto
[axiom]
ammesso che vivi ma da sconfitto
di primo acchito è un’anima che non ha spazio né vitto
circoscritto e circospetto in una gabbia di leggi
e di collegi distrutti da certi privilegi
intanto aspetto, che cosa? a dispetto della prosa
non fornisce né domanda né risposta
composta da interrogativi, opposta a quei bivi
perché in mezzo ai redivivi conta cadaveri in posa
è un salto liminale, lavoro in sottrazione
quando devi eliminare anfratti di popolazione
tratti di suturazione come su un forte bastione
ti guardano, puntano gli archi e l’archibugione
mirano le fosse dentro l’iride
riconoscendo in te, me e tutti gli altri mete troppo vivide
attento, il malcontento che sta tendendo la corda
è lo stesso che stai donando alla folla
[h~ll’o’him]
all’asilo una mia amica si credeva una sirena
le presero un costume ad uno dei suoi compleanni
poco tempo dopo l’è passata, pensa quanta pena
fai, tu sei uguale a lei passati i quarant’anni
fammi capire perché ti danni
pretendi la ragione e il rispetto ma mordi e azzanni
offesa piangi forte, scorata latri una lagna
credevo fossi sirena, non una cagna
[axiom]
l’essere umano che sanguina e ci si bagna
come fosse pittura ad acqua della sua condanna
abbraccia una mina fatta di emoglobina
da una cantina mefistofelica, fatta di fango e china
un’altra serie di schiene marchiate a fuoco
è un gioco, si chiama morte di ogni tempo e loco
tra poco mi separeranno anima e visione
almeno la ragione silenzia il tuo prestanome
[h~ll’o’him]
ma è una finzione troppo labile
dici che il tuo sesso è un asterisco solo perchè innominabile
colpa di labbra troppo rapide, ma quali?
sono quelle che ti rendono più uguale degli uguali?
zero ideali, mente pr~nta che pensa al successo
un business model da influencer, il segreto è questo
blocchi la strada del futuro, ti cementi al suolo
tuo padre grida disperato: “cosa fai, figliolo?”
ma non lo ascolti, i motivi sono molti
primo fra tutti problemi mentali non risolti
talmente cieco e sordo da non vedere che i soldi
fanno da combustibile ai torti con cui concordi
[axiom]
dico le differenze rovesciando ipocrisie
anche e non solo mie, scrivo di dicotomie
pezzi di monologhi spezzati in mezzo alle arpìe
le ali creano venti, cambiamenti ed agonie
tali saranno lingue biforcute, dalla cute di serpenti
fanno pergamene e norme irrisolute
ambo i lati hanno uomini e donne contati
in una forma che li unisce come spada di cloni neonati
non ti dico nulla, la mia bocca
parla solo nel momento in cui la guida è firmamento
ammetto che in questo momento mi si stringe addosso
forse sono a ridosso di un tumulo in cemento
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