lirik lagu roberto vecchioni - alighieri
quando tornerai
mi dicevo, e sai
ci si mangia il cuore a volte
per resistere
ma poi vivi e dai
e ti accorgi che
non è tempo più
di bandiere appese…
e si cambia sai
non si aspetta più quando tornerai
tu quel giorno avrai
mille anni in più
tutti gli anni messi in conto
all’abitudine
e mi accorgerò
che non basta più
cam-ffare il tempo per sentirsi
quelli che
che si amavano, che ridevano…
cinquantamila e non ha aperto…
e che può avere? tre fanti?
chissà perché francesco
non capisce mai gli altri
signora, non posso fare sempre canzoni
che piacciono a tutti, andare incontro
facilitare, semplificare…
o forse tre donne, eh, potrebbe avere
anche tre donne quello lì
egregio professore, questo provveditorato
presa visione dei suoi metodi d’insegnamento
è spiacente di comunicarle che deve
dest-tuirla dall’incarico di …
aspettarti sai
mi fa ridere
a vent’anni aveva un senso
adesso è inutile;
e poi il fegato
non mi regge più
e la faccia mia
non la reggo io…
e se fossi in te
non ci proverei
non ritornerei
ma tu tornerai
senza dirmelo
e ad un tratto avrai quel gesto
che non scordo più
e risentirò
quella forza mia
di sp-ccare il mondo
insieme a te…
ma non basterà
per sentire che
sono ancora io
alle otto e mezza? perfetto, vengo alle
otto e mezza a cena con lei
siamo d’accordo sì, siamo d’accordo
– “le aragoste sono come i poveri
le parti migliori sono le braccia”
– “buona questa colonnello”
– “ma cosa vogliono questi studenti, sono
quattrocento anni che fanno casino, un casino
immemorabile!”
“certo sì, lei ha ragione colonnello, ma, vede
lei ha sempre le cinque lire di resto…
le sale affollate…i leccapiedi… pardon i
pratici… si dice “i pratici”
e questa donna, questa donna che ho sposato
avrà ragione anche lei; sì, mi fanno un po’ senso
quei gufi che ha sulle spalle… ma è
giusta.no, no, no, io… non la cambierei
affatto, è giusta così com’è, è giusta lei almeno
mi capisce, a volte tu invece niente, niente
non ti ho amato mai
non ti ho amato mai
ma che cosa ti credevi, vecchia stupida?
figurarsi se
uno come me
fa il pupazzo per le cosce tue
e poi gli anni e poi…
non ne ho voglia sai…
non ti aspetto più…
nei tre canti di cacciaguida
si descrive una firenze “sobria e
pudica”, quando non era, “ancor giunto
sardanapalo” a mostrar ciò che in
camera si puote e da firenze il discorso
si espande a tutto il mondo: diventa
universale, ed è qui che l’alighieri troneggia
in un crescendo di malinconia e p-ssione
che definirei come, che definirei
quasi… che definirei come…
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