lirik lagu remmy - domenica
[strofa 1: remmy]
con i gomiti incollati ai braccioli dei divani
sui quali esistevamo annoiati
pensa a quei giorni sprecati
a lasciarci scrosciare il tempo addosso come i temporali
è da un minuto che disegno nel fumo
ciò che avremmo dovuto e che avremmo potuto
il mio telefono è sia freddo che muto
e sono quasi contento che non chiami nessuno
non torni più dalle parti mie
io steso su quel letto di bugie
sul quale ci amiamo e ci odiamo
e facciamo l’amore o scopiamo, dipende dai giorni
con i vest-ti ancora addosso ed il fiato ancora corto
così non posso urlarti tutto ciò che ti nascondo
i miei occhi fessure, frecce dalle fenditure
ma andrà tutto a posto stando fermi, come le fratture
non faccio niente perché niente siamo
incastrato, invischiato, come resina sui corpi
guardando i miei trascorsi
sai che la vita mia non lesina sui colpi
nessuno mai si merita ‘sti giorni
che è domenica anche in settimana
e nevica che dio ce l’ha mandata
ci divide questa strada ghiacciata
è il velo di gelo sopra cui scivolo che ci separa
li ho scritti sui fogli
tutti i racconti tristi che ti leggo negli occhi
non suona più la musica se quando mi tocchi
è come una puntina che si incastra nei solchi
il mio telefono è sia freddo che muto
mentre ti scrivo queste lettere
giuro, non sarò mai tutto ciò che hai sempre voluto
solo l’uomo migliore che posso essere
[ritornello: remmy]
caffè e paranoia, gli occhi una feritoia
domenica che noia, voglio andarmene
siamo lenti nei riflessi e siamo l’ombra di noi stessi che
a furia di essere stanchi siamo diventati domenica
caffè e paranoia, gli occhi una feritoia
domenica che noia, voglio andarmene
siamo lenti nei riflessi e siamo l’ombra di noi stessi che
a furia di essere stanchi siamo diventati domenica
[strofa 2: soulcè]
mi faccio spazio in questa danza della morte calma
è notte già da un po’ e questa stanza calda parla
racconta storie di uomini a stento a galla
in mezzo a urla che i condòmini chiamano l’ambulanza, pure
e so che lontano dagli occhi e lontano dal cuore
sp-cco le suole, tu
versami un altro liquore e leggi il mio scritto
ci tocca scappare nel nulla per rigare dritto
io non so restare zitto, vivo sconfitto
se il giorno p-ssa e ti perdo in un nuovo conflitto
ho messo la musica forte, così c’è casino e non penso
ho il naso tappato che forse c’è pure odore di incenso
ma non sento più un cazzo
parlo alla cazzo, scrivo anche peggio
tu hai l’anima fuori dagli occhi, vieni che te la saccheggio
sento cori sgolati come finti pudici
soli e annoiati come figli unici
matti e nell’ansia siamo film di woody
corpi illuminati da duecento lumi
quando parli sento solo l’eco
ma è così profonda che ti giuro non vedo
sei così lontana ma ti giuro non cedo
tesso questa trama fino a quando non crepo
mi urli di continuo di calmarmi o spari
di non essere cattivo come caligari
non sono uno di quelli che ti fa regali
morti in questo nulla siamo matti uguali
il mio telefono è sia freddo che muto
mentre ti scrivo queste lettere
non sarò mai quello che hai sempre voluto
solo l’uomo migliore che posso essere
[ritornello: remmy]
caffè e paranoia, gli occhi una feritoia
domenica che noia, voglio andarmene
siamo lenti nei riflessi e siamo l’ombra di noi stessi che
a furia di essere stanchi siamo diventati domenica
caffè e paranoia, gli occhi una feritoia
domenica che noia, voglio andarmene
siamo lenti nei riflessi e siamo l’ombra di noi stessi che
a furia di essere stanchi siamo diventati domenica
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