lirik lagu pathos - come l'angelo affascinato dal buio
[intro]
io non sono cattivo, ho soltato il lato oscuro un po’ pr-nunciato. mi sento come l’angelo affascinato dal buio
e dopo ‘sta stronzata vai con i violini
va bene
[strofa 1]
si frantumino i sensi, scatenati già adesso
ora che il vento leggero è come un cazzo d’abisso
l’anticristo un geoide, lui già nato perdente
dalla nebbia per errore come me senza senso
con un plettro stregato che sfiora corde remote, mi perdo
la realtà si stacca, parte come un treno in corsa
un vero treno di tenebra che ha coperto la tempesta
ed io gli corro contro solo per fermarlo con la testa
mi dissolvo in parole: divento niente, nebbia, porto
perché sento che in me dormono i sogni del mondo
vomito paradisi congelati su fogli di carta
e mi ci appendo come ai freddi seni dell’alba
poi li perdo, dimenticati semi nel vento
si trasformeranno in fili vitrei, vita in altra vita
telepatici figli copriranno di gloria
quell’oceano di plastica e di plastica ogni rosa
che stronzata romantica: certi occhi son come proiettili
certe labbra san portarti alla fine dei venti
avido carminio, l’arido limbo splendente
la sua mano è un coltello che guido nel mio ventre
lei morente crea catene di lacrime
la mia morte sorride per tornare crisalide
vuole incidere l’iride coi suoi fumi futuri
nello sparo d’-ssenzio, fra i continui chiari e scuri
[strofa 2]
si frantumino i sensi per raggiungere l’ignoto
fino a cogliere visioni, fino a far fiorire il vuoto
che non è crudele, è un comico, è uno specchio che beve
che porta altrove, dove il sole che ho creato non si vede
né foreste in cui tornare quando vedi le fiere
né finali con le stelle come calde cantilene
se un non luogo che scordato dal tuo dio e dal tempo
ha pareti che si stringono, si stringono, si stringono
dipingono dentro di te il deserto sottile
la stessa consistenza della loro anima, una bile
che dividono per vivere la vita di altri
far le loro scelte, tu diventi tela per gli sbagli
megalomani sbarre di occhi per controllarci
salteranno come gerarchie, banche e governanti
il mio sussurro di rivoluzione dentro l’inchiostro
è una lanterna che scende nei punti d’ombra, che posto…
e pensare che questo era un locus amoenus
un luogo in cui fuggivo da quella realtà di veleno
ma io continuo a tenerle la mano
nonostante si sia presa la mia mente, la mia vita schiva e tutto sembri vano
oggi mi sveglio prigioniero come tempo fa
accanto alla finestra sul vecchio banco di scuola
dico: “presente”, la solita bugia d’allora
e guardo fuori, pr-nto per la fuga, ubriaco ancora
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