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lirik lagu øjne - tredici

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ho un coltello nella tasca sinistra
lo uso raramente, la maggior parte del tempo è un peso
abbastanza per farmi affogare, e altre metafore sul mare
è come se quello che avevo da dire io l’abbia già detto
quindi cosa rimane?

ma ti ricordi le nostre conversazioni?
pensavamo non fossero niente
ma pesavano come coltelli
sepolti nelle mie tasche

come cicatrici e tatuaggi
il tuo nuovo taglio di capelli:
non sono ancora cresciuti
tu sei un simbolo di ciò in cui credevo
tu sarai un simbolo di quello in cui credo di nuovo

mi hai prestato un paio di forbici, le ho tenute da parte
ho una scatola trasparente a casa, piena di fogli
ho un orologio in cucina che non va oltre il dodici
e ripenso alla tua stanza e a tutte le foto sui muri
che guardavo mentre uscivi per farne di nuove
in quelle piazze deserte d’estate
ti vedevo tornare dalla finestra

ma tra le mie, di finestre, c’è una ragnatela da tempo
io non la tocco, perché non b-tto via quasi niente
lascio che la polvere faccia il suo dovere
e pensavo fosse normale
ma dove sono finite le cose importanti?
le piramidi e i dinosauri
le videoc-ssette e i primi viaggi in macchina

c’è una ragnatela negli angoli tra le finestre della mia stanza
l’ho costruita io a partire dai vent’anni
ho intrappolato la mia vita preferita
e tutte le cose che sapevo
rinchiuse tra nuove ambizioni
e una pressione costante

ho un coltello in tasca e sto tornando
non lo userò contro di me quest’anno
aspetto solo il momento giusto
per tagliare il filo
di una ragnatela che arriva fino allo specchio
e al me stesso che raramente riesco a guardare
ho un coltello in tasca e non lo uso
la maggior parte del tempo è un peso
a cui mi stavo quasi abituando

thirteen

there’s a knife in my left pocket
i rarely use it, most of the time it’s a burden
just enough to make me drown, and more metaphors about the sea
it’s as if i’ve already said everything i wanted to
so what is left?

but do you remember our conversations?
we thought they were nothing
but they were as heavy as knives
buried in my pockets

like scars and tattoos
your new haircut
your hair still hasn’t grown back
you’re the symbol of what i used to believe in
you will be the symbol of what i believe in again

you lent me a pair of scissors and i kept them
i’ve got a transparent box at home, filled with pieces of paper
i’ve got a clock in my kitchen that never goes beyond the number twelve
and i think back to your room and to all those photographs on the walls
that i used to look at, while you’d go out to take new ones
in those empty summer squares
i would look out the window to see you come back

but on my window there’s been a spider web for years
i never touch it, ’cause i don’t throw away almost anything
i let the dust do its duty
and i thought that was natural
but where are all the things that used to be important?
pyramids and dinosaurs
video tapes, and our first car trips

there is a spider web in the corners of my room’s window
i built it myself, i started in my twenties
i trapped my favorite life
and all the things i used to know
locked into new ambitions
and a constant pressure

there’s a knife in my pocket and i’m coming back
i’m not using it against myself this year
i’m just waiting for the right time
to cut the thread
of a spider web that goes all the way to the mirror
to an image of myself that i rarely manage to stare at
i’ve got a knife in my pocket and i don’t use it
most of the time it’s just a burden
to which i was almost getting used to


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