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lirik lagu murubutu - memorie di un povero naso

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[strofa 1]
e io che ti inseguivo tra i brividi e tra i vicoli tipici
tra i crini sottili, i rivoli stretti e i cunicoli
tra i legni dei letti, i camini e i merletti
sotto le tegole di tutti i tetti, i fili elettrici e i comignoli
tu mi sfuggivi tra i filari di viti, tra i pini e gli ulivi
tra i fiori dei fichi e dei primi iris
fuggivi qui nella parigi dei miti e degli odori più fini
dove confondi champ elisèè e campi elisi
forse eri in cerca di nuovi lidi, di nuovi nidi
di climi più affini ai tuoi profili infiniti
tu profumo raro, vecchio bene tra i nuovi mali
in grado, è vero, di dare nuova vita alle mie vecchie nari

[ritornello]
povero me , io pensavo tra me e me
respiro fra te e me, morivo per niente
dimmi dimmi chi non soffre tra sé e sé
e chi non crede alle storie e non piange, lo chiedano a me
a chi? a chi? a me, me
strani casi che scrissi in varie frasi a te eclissi
dei miei mali dagli abissi dei miei vasi

[strofa 2]
queste vecchie nari, come vecchie madri
da sempre in viaggio come vecchie navi
fendendo l’aria qui con becco ed ali
mi hanno dato più il mondo che occhi, orecchie e mani
niente orchi, vecchi e maghi o pratiche magiche
io chiesi di te alle piante più cl-ssiche
ma non ottenni che gli sbadigli dei gigli e tigli
e il parere unanime delle lacrime del salice
tra le nuvole cariche tu guardavi all’italia
sotto il velo dell’alba intrecciavi cielo e paglia
poi in un momento arrossivi nel vento
evidenziando ad un tempo le traiettorie degli insetti nell’aria
ricomparve un istante
scivolavi tra le tante carte e i marmi d’arte
apparivi tra rue montpellier, montaparn-sse
poi sparivi tra le dalie sui i balconi di montmatre
dicevi: non ho partner, non ho parte
qualcuno ne ebbe nausea, sì, ma non sartre
tu sei l’odore, amore, dolore di ‘sto mendicante
tu mi perdonerai se a volte perdo sangue

[ritornello]
povero me , io pensavo tra me e me
respiro fra te e me, morivo per niente
dimmi dimmi chi non soffre tra sé e sé
e chi non crede alle storie e non piange, lo chiedano a me
a chi? a chi? a me, me
strani casi che scrissi in varie frasi a te eclissi
dei miei mali dagli abissi dei miei vasi

[strofa 3]
ora mi sveglio tra i vicoli, tra ‘sti spasmi e miasmi mortiferi
qui il tanfo divora il corpo dei miei sogni effimeri
so che il mio aspetto delude, che ho bisogno di cure
nessuno parla con me, nemmeno il guardiano del louvre che chiude
morivo lasciando un foglio segnato in nota
parlava di una foglia d’avorio screziata in ocra
e tu svanivi nel tempo e io morivo contento del mio senso intenso
e chi non crede più al vento…
lo chiedano a me, me
lo chiedano a me, me
lo chiedano a me, me
chi non crede alle storie non piange
lo chiedano a me


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