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lirik lagu murubutu - diario di bordo

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e ora avvicinati un poco
racconto storie raccolte fra mari immani, mari immani
ancora un po’, ancora un poco
racconto storie di navi tra i vari fari, vari fari
prendo fiato, ho poco fiato, perdo fiato
qua ho qualcosa conficcato su un lato del costato
parlo in fretta, sento freddo
qua ho una freccia che pulsa dentro il petto
è fatta in pelle di guanaco

ho visto pance di navi pieni di poveri cristi in posti mai visti
trafitti dai cippi invocavano tristi i loro feticci sconfitti e lì
fu sopra gli abissi, è lì che scrissi solo il mio diario
io tratto in salvo dalle stive di un galeone spagnolo: señora del rosario
fui salvato da una grossa galera che batteva bandiera nera
e la polena a forma di sirena fendeva l’acqua costiera
e quando issava una nuova vela o fissava una nuova meta, muoveva
saccheggiando i galeoni carichi di moneta coniata a zacatecas
vissi con loro per anni e ho visto tagliare gole su gole
ho visto piogge impetuose portare il terrore scagliate da mani furiose
ho sent-to le frecce ad altezza testa, le brezze del vento dell’ovest
e gli effetti della schiena a pezzi per le carezze del gatto a nove code

senti il vento dell’est che più forte non c’è
che più forte qui ti porta al limite!
senti il tempo in un flash che ti porta oltre a te
e apre spazi che ti sfondan l’iride!
la luna erosa dal tempo
e tinse il mare d’argento
e cinse il mare ed il vento
un effetto, un riflesso di un mondo sommerso

era una ciurma di senza patria, di paria senza illusioni
di pazzi -sserviti a un pazzo: il capitano dei mari minori
ad un suo solo cenno fra i tuoni saltavano sui pennoni
e rampavano fieri sugli alighieri e sulle troniere dei cannoni
e rispondevano a chi diceva: “là c’è qualcosa che brilla tra i fuochi!”
“l’unica cosa che brilla a est sono le forche degli spagnoli!”
“ma siamo acqua salmastra e putredine oceanica!”
“e se dio ci ha dimenticato…” “il demonio ci darà venti migliori!”
con loro ho visto il mare bagnare la sabbia di storia
navi trainate da stormi di ottarde nel cielo b-sso della patagonia
navi sfondate a bombarde tappare le falle coi corpi poi
incagliate fra i bracci dei ghiacci enormi nei porti vuoti della nuova scozia
ho visto il mare in tempesta abissare di colpo uno stretto
le isole pesce, indigeni senza testa con un solo occhio nel petto
ho visto in fondo all’oceano riflesse le immagini magiche
di quelle dorsali subacquee alla base del mito che l’antartide sia atlantide
dopo una vita simile chi è che riuscì a sopravvivere?
chi uccidendo riuscì a resistere o io che sapevo scrivere?
rovescio rime oltre il limite in questo diario che affonda
sotto l’ombra dell’onda, il cielo per sudario e il mare come tomba!

senti il vento dell’est che più forte non c’è
che più forte qui ti porta al limite!
senti il tempo in un flash che ti porta oltre a te
e apre spazi che ti sfondan l’iride!
la luna erosa dal tempo
e tinse il mare d’argento
e cinse il mare ed il vento: un effetto
un riflesso di un mondo sommerso

mu-ru-bu-tu!
mu-ru-bu-tu!
senti il vento in un check, a cento nodi col rap
i cento porti del rap e cento mondi, cento mondi
mu-ru-bu-tu!
mu-ru-bu-tu!
testi il flusso nel jack, testo busso già al check
teste fuse dal rap e cento modi, cento mondi

senti il vento dell’est che più forte non c’è
che più forte qui ti porta al limite!
senti il tempo in un flash che ti porta oltre a te
e apre spazi che ti sfondan l’iride!
la luna erosa dal tempo
e tinse il mare d’argento
e cinse il mare ed il vento
un effetto, un riflesso di un mondo sommerso


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