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lirik lagu messia - voi

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[strofa 1]
poi d’un tratto ci si sente circondati da estranei
come isolati, ma inondanti nella mente
da vortici di immagini, pensieri esondati
e ti accorgi che hai retto gli argini inutilmente
i ricordi mi sembrano incorniciati
seppur sfuocati, quadri bagnati dal solvente
perdermi sotto i portici come se ciò potesse
proteggermi dalla pioggia battente
se avessi le certezze che questo solvente
non sia soltanto un diluente
che unito al soluto dia una soluzione alla sorgente
sarei più risoluto sempre, e tutto si risolverebbe
mentre rifiuto le apparenze
le giornate scorrono lente, giorno-notte e dissolvenze
il sole sale solerte, poi scende giù verso ponente
e anche oggi è il nulla che mi attende
mi chiudo, sono caduto
un re non può chiedere aiuto, sotto il diluvio
nullatenente che difende in blocco la posizione
l’arrocco altro non è che la negazione dell’accaduto
e’ vero, mi chiedo “come ho potuto?”
e’ questo muro nero ciò che ho voluto davvero?
distante come istantanee polaroid
all’istante dovevo farmi scudo da voi

[strofa 2]
il mio volto è riflesso su questo vetro
son dunque questo? solo quel poco che vedo?
nient’altro che un p-sseggero su questo treno
che viaggia ma è sospeso e rivolto all’indietro
forse è solo troppo presto
forse sto capendo adesso di essere il risultato
di un processo situato nell’essere
che di getto rigetto, rimpiangendo ciò che è stato
mi osservo di nuovo, se la pangea è alla deriva
ma è il moto da cui deriva il globo
così l’apnea nel maremoto può farmi uomo
dando un’idea, se poi lei ricrea il suono
e mi ritrovo, dalla contea dei rimpianti mi muovo
e’ un epopea raccontarsi, ci provo
dai, ho una marea di fogli sparsi
e un modo per spiegarvi chi sono
odio stare solo, voi siete vitali
nella vita siete ali per levarmi in volo
voglio stare solo, voi siete avversari
siete i rampicanti che mi tengono al suolo, ed io implodo
ma se esplodo sopra a un foglio
forse la cenere genererà un quadrifoglio
germoglierà ma poi p-sserà di buon grado
e app-ssirà nel prato, tra voi

[strofa 3]
chiedo cos’ha di speciale questo mio stelo?
e queste foglie? questo terreno?
ogni radice in fondo è personale
ma a confronto uguale con ciascuna nel mondo
affondo, sedimento ma mi sento solo e tremo
di me potreste anche farne a meno
qual’è il mio ruolo, qui piantato?
quanto vale un filo d’erba in un prato sterminato?
e poi mi chiedo perché me lo sono domandato
non lo nego, so che temo l’anonimato
grido le mie rime per sentire il risultato
non so fare a meno di essere ascoltato
vorrei definire il fato, ed arrivare all’imbrunire glorificato
ma è sbagliato
fermo il viaggio pur di sentirmi arrivato
corro dietro a un miraggio ma ho finito il fiato
che prezzo ha essere apprezzato
e qualche anno dopo avervi già annoiato?
il successo contemporaneo è al contempo veleno e nutrimento
ma è pur sempre momentaneo
l’ambizione di puntare in alto non mi da sollievo
se anche mi sollevo poi mi schianto
ciò che possiedo non è scarto
perché non ho idea di dove vado, ma so da dove parto

[outro]
giusto questo stringo in mano
ciò che sono e sono stato, che ho raccolto e raccontato
ciò che ho scelto, ciò voi mi avete dato
non sarei lo stesso filo se non fossi in questo prato
mi fermo, l’intento è vivere il momento
oppure vivere in eterno?
quanto del mio interno proviene dall’esterno?
forse anche questo scriver sul quaderno


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