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lirik lagu luten perso - setaccio aprile

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[strofa]
nel covo resto, penso
buio ed incenso denso
preghiere ma di silenzio
arroccato attorno al perno
girerò in eterno, adesso
preparo ogni diverso diversivo
verso detersivo, non resto pulito
come del resto impunito non sono
ed è il resto a restare colpito
getto la spugna se qui s’impugna ciò che è arrugginito
lo sai chi sei? un appellativo
soltanto una facciata da b~ttare giù per il nemico
il tempo è l’acido più potente
corroderà il tuo corpo senza l’obiezionе
vostro onore, che vi prendе?
l’arringa è priva di passione
e ho l’impressione che parole vuote sono
e qui non sono ben accette
c’è un piano da seguire per la fine
partendo da qui
non conteremo su di alcun piano b
ogni ruolo è fondamentale per la riuscita
come nel teatro la tua parte è pari alle altre
ogni giorno la prima
ogni giorno indovina di che colore è l’altra pillola
lasciata su quella mano
mostrata a te, che l’hai avvertita come sbagliata
rispetto alla scelta presa
appesantita è la tua testa appesa, ancora in vita
siamo il pulsare delle luci: intermittenza
un allarme calcolato, la fuga nella partenza
un arbusto fulminato, poi il tuono che ci spaventa
se è di lacrime la valle, ora consolati ma aspetta
nuovi nemici sulla linea di confine
nuove e più dinamiche, ma nel sottile
meno evidenza nel conflitto, non è chiaro un vile
non è sano, se il tuo ardire fa fuggire quella verità strisciante
sibilan nemesi al sire
nei mesi arsura, alle ossa artrite
per certe mine non trovi matite
poi per certe situazioni sai vorresti sette vite
ma vite in sette e rituali poi dovrai gestire
equilibrio, ma bilance calibro con sufficienza
e si decide quanto pesano parole, senza giuste cifre
la virgola si sposta di soppiatto e spatoline
posano sul piatto frasi fatte
aumentano decine
centinaia, migliaia, un universo in espansione
noi che più che esempi siamo esemplari verso l’estinzione
il cacciatore imbraccia un fucile di precisione
c’è chi fa il cecchino e c’è chi cerca scappatoie
questo bosco è tosto come un corpo al sole
rigor mortis, 21 grammi se ne vanno altrove
arriveranno i corvi, spinti da fame, dal languore
sabbia nelle strade
poi pressione per un’impressione, cosa cade
se non è pioggia, neve o grandine?
se metto un punto non è un punto cardine
il potabile non è potabile
ed io che ho sete di sapere
non posso tenere i miei bisogni buoni
berrò esanime
questo non sputa bro
frank papiro intinge la sua piuma nell’inchiostro
e posso sentire la punta che lascia rime sopra il foglio
e il suo sfregare sulla carta
sarà sabbia fra i miei denti un giorno
se qui parlo, non è portare un messaggio
quanto rompere il silenzio che mi tiene ostaggio
e questo viaggio
se ipotizziamo inizia in un tremendo maggio
il finale è una ricerca: un aprile che scuoto, se taccio


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