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lirik lagu lanz khan & sick budd - tela di penelope

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[testo di “tela di penelope” ft. lexotan]

[strofa 1: lanz khan]
mare d’asfalto
lo dipingo a vernice onirica e lo osservo dall’alto
sirene in piazza, la fame qua ne amplifica il canto
sugli occhi una fiamma ossidrica sigillerà il pianto
ti cerco fra le nuvole e nei dischi di franco
bianco in viso e carico di spine nel fianco
m’imbarco e trovo un varco negli abissi dell’alcol
una carezza ad argo, tu passami l’arco
la tela dei tuoi sogni mi attende al ritorno
sto coi lotof~gi e dimentico il male del giorno
la notte chiama, sono a bordo e non trovo più un porto
per i ciclopi sono un corvo, ne mangerò l’occhio
in giro facce come cere, le braccia piene di pеre
bottiglie sfasciate a tеrra, sembra il museo delle ceres
la pioggia sulla 90 si infrange sulle lamiere
quanti marinai che ho visto naufragare in un bicchiere
‘sta vita è una spirale, un passaggio dimensionale
io continuo ad aspirare, tossire e fantasticare
cerco una direzione, non basta una deduzione
sei un ferro col rossetto, sei un’arma di seduzione

[ritornello: lexotan]
te l’ho detto mille volte
basta solamente chiedere
torno indietro nella notte, tela di penolepe
e in un attimo son sotto da te
giusto il tempo di un caffè
in fondo cosa può succedere?
torno indietro nella notte, tela di penolepe
in un secondo come venere
[post~ritornello: lanz khan]
luna che mi fai luce là fuori
guarisci le ferite ed i miei dolori
illumina la via del ladro di fiori (seh)
illumina la via del ladro di fiori

[skit]
legami all’albero
cosa?
qualunque cosa ti dirò poi e qualunque ordine ti darò, non ubbidirmi
ma che vuoi fare?
sentire il loro canto
ma sei pazzo, ulisse?
legami all’albero
e va bene, l’hai voluto

[strofa 2: lanz khan]
l’amore è pazzo, topazu
in camera un anilingus con un pezzo di mingus
maree e temporali accompagnan le mie odissee
le idee affioran sull’acqua come ninfee
sono barre che diventano gemme nel suono
il mio silenzio si trasforma in un rombo di tuono
una maga mi rende porco, ma tu mi rendi uomo
custodisco la luce, ho fatto del mio corpo un duomo
la nave mia che oscilla, il mare stanotte brilla
la city come strilla, devo fuggire, scilla
colpisce sulla chiglia, mancano cento miglia
le faccio tutte a nuoto, basta un battito di ciglia
ho visto rughe farsi largo pure sulle maschere
ho visto il mio riflesso parlarmi dalle pozzanghere
ho solcato i sette mari, i miei sogni erano le zattere
so solo che il tuo viso è un motivo per cui combattere
e procedo senza remore, se il mondo mi impone le sue regole
io me ne sbatto come un onorevole
la legge dell’oceano trascina a fondo il più debole
ucciderò ogni tuo demone, il mare è calmo, torno da penelope
[ritornello: lexotan]
te l’ho detto mille volte
basta solamente chiedere
torno indietro nella notte, tela di penolepe
e in un attimo son sotto da te
giusto il tempo di un caffè
in fondo cosa può succedere?
torno indietro nella notte, tela di penolepe
in un secondo come venere

[post~ritornello: lanz khan]
luna che mi fai luce là fuori
guarisci le ferite ed i miei dolori
illumina la via del ladro di fiori
illumina la via del ladro di fiori


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