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lirik lagu kobr'akai - ultimo viene il corvo

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[strofa 1 – serpe]
vivo in corsa, dormo ansante
il mio cuore danzante ed ansimante
ma anzi mento se alimento il batt-to costante
morsa che si stringe, la laringe soffocata
la voce stonata tinge la giornata che si finge notte
il buio mi dipinge rotte cancellate
rotte e poi strappate
porto calma all’alma mia che più non salpa
resta in porto, corpo più non s’alza
resta a terra in uno scempio come morto, come esempio
resta in testa e calza
malsana malinconia mi sbrana lungo la via che brama
condurmi alle armi ad allearmi contro l’armistizio
che frena il mio vizio per trainarmi verso il mio solstizio
inamovibile il s-sso come crizio, lo screzio tutto frana
inammissibile se il p-sso dall’inizio vacilla e cambia strada
l’ardire di fuggire fugge dalle proprie mire
come preda della serpe dalle spie
nel respirare, inspirare ed espirare
naso-bocca: tocca di espiare
colpe, errori, colpe e muori, folle contro professori
scienza d’obbedienza col metodo montessori
monsignori, con sgomento ne ho imparato un altro
sii selvaggio, muori libero anche se anzidetto
ma anzi temo il terminarsi di questi anni arsi dal catarsi
il sacrificio mio occlude le (?) parti dei miei arti sparsi
da tutte la parti per accaparrarsi
per dolo tocca di infamarsi, tocca di allearsi e di allenarsi
poi alterarsi in stati di coscienza senza più alienarsi
antico, anticonformista per uniformare
mia uniforme d’armi ma io sarò uguale agli altri
solo senza flusso ematico, empatico ti compatisco a morte
e ti capisco se non sarà rapido
un cantico di dolore gridato e poi placato, sotterrato in fondo ad un campo semantico

[ritornello – serpe & mattak]
per me che l’inferno era già qua sulla terra
mi chiedo cosa ci sarà aldilà dell’aldilà
lo sguardo torvo, il fiato corto ed il mio sangue attorno
subito subìto il torto, ultimo viene il corvo
per me che l’inferno era già qua sulla terra
mi chiedo cosa ci sarà aldilà dell’aldilà
lo sguardo torvo, il fiato corto ed il mio sangue attorno
subito subìto il torto, ultimo viene il corvo

[strofa 2 – mattak]
mi trovo stordito a terra, tramort-to sull’erba sbiadita
ho un pugnale nel cuore
impugnare il male tra le dita
che dio ti maledica, a te che mi hai ammazzato
voglio dare vita al fatto ma non vale mica se mi manca il fiato
m’ha graffiato il freddo del respiro, ora il destino è certo
languido balbetto e a getti sanguino dal petto aperto
nessuno coglie il mio lamento, tremo come foglie sul terreno
e il mio pensiero si scioglie nel vento
scene d’incubi cupi, funebri, e scopre un corvo nero
sotto c-muli di nubi agrumi lugubri di un corvo cielo
voglio il cuore pulsi ma si arresta, inutili gesta
insulsi gli ultimi impulsi a spruzzi di flussi in testa
là ogni madre crolla, molla il corpo mentre crolla morto
sradica la zolla e il volto s’incolla al sepolcro
l’esperienza mia è un’esistenza senza via
triplica l’intensa consapevolezza di energia
il torto m’ha cambiato il corpo, l’ha calmato il colpo
mi disarmo in armonia, il volto l’ho disimparato
dal nulla un ampio lampo in alto chiama il campo santo a cambio
matto, intanto mi culla un canto disincarnato
lentamente plana il corpo a destinare il mio decesso
adesso ogni spirale sua dichiara il mio processo
respirare nella bara non mi sarà più concesso
l’ultimo spiraglio d’aria prima che l’anima lasci il teschio

[ritornello – serpe & mattak]
per me che l’inferno era già qua sulla terra
mi chiedo cosa ci sarà aldilà dell’aldilà
lo sguardo torvo, il fiato corto ed il mio sangue attorno
subito subìto il torto, ultimo viene il corvo
per me che l’inferno era già qua sulla terra
mi chiedo cosa ci sarà aldilà dell’aldilà
lo sguardo torvo, il fiato corto ed il mio sangue attorno
subito subìto il torto, ultimo viene il corvo (viene il corvo…)


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