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lirik lagu kaligola - oltre il giardino - festival di sanremo 2015

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questa è la storia di un uomo senza più catene
da dove sia venuto nessuno lo sa bene
lui conosce il dolore ma lo tiene lontano
stringe solo ciò che regge il palmo di una mano

ha affermato la sua mente all’altezza del cuore
e dipinge ogni gesto coi colori dell’amore
ogni grigio mattone è caduto tempo fa
ora è un uomo diverso senza più necessità

il suo nome è giovanni ha 64 anni, sorride ogni giorno sin dal primo mattino
p-ssa il tempo rovistando in un cestino
qui nel parco lo conosce ogni bambino
ma nessun vuol sapere o guardare oltre il giardino
la distanza e proiezione di quello che in realtà
ci è più vicino
così ciascuno p-ssa avanti e riprende il suo cammino

e non cerca domani
e non sente più ieri
tra le mani di sabbia
non trattiene i pensieri
solo il 10 novembre
puoi sentirlo gridare

lo si può trovare sempre al parco comunale
un angelo barbone che fa guardia contro il male
per i grandi è solamente un matto da evitare
ma lui veglia sui bambini perché l’orco può tornare
come un santo protettore
scappato dall’inferno
cammina a piedi nudi
sia d’estate che di inverno

ogni falsa speranza è caduta tempo fa
ora è un uomo diverso senza più necessità
come un santo mendicante ora non possiede niente
s’è spogliato del p-ssato
ha lasciato alle sue spalle
la sua forma più arrogante
si trascina per la strada fischiettando dolcemente
il dolore pesa meno se disciolto in ogni istante
e la sola melodia che adesso sente
e’ l’eternità illusoria del pensiero

e non cerca domani
e non sente più ieri
tra le mani di sabbia
non trattiene i pensieri
solo il 10 novembre
puoi sentirlo gridare

per la gente del quartiere è un povero demente
che cammina senza meta
con uno sguardo -ssente, non ricordano che un tempo
controllava la sua vita ma
che quella di suo figlio dalle dita gli è sfuggita

il tempo è denaro e non si può sempre giocare
ti ho portato anche ai giardini, fammi lavorare
questo sempre diceva, ma è stato tempo fa
ora il figlio non chiama, non cerca il suo papà

il suo nome è giovanni, ha 64 anni
ha inventato un calendario senza affanni
solo il 10 di novembre
nella nebbia del mattino
puoi sentirlo urlare il nome di un bambino

e’ il p-ssato che ritorna e lascia senza fiato
una crepa che si apre nel suo viso ormai strappato
e guardando oltre quel muro puoi vedere il suo destino
stilla il sangue delle rose sulla neve del giardino

e non cerca domani
e non sente più ieri
tra le mani di sabbia
non trattiene i pensieri
solo il 10 novembre
puoi sentirlo gridare

una voce nel vuoto
e un nome che ormai
non sa più pr-nunciare


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