lirik lagu john faser - sepoltura
[testo di “sepoltura”]
[intro]
ah, vai, vai
[strofa 1]
ricomincio pesante con l’alcol da notti in bianco a jess franco col cazzo che dormo
mi taglio sempre la parte sinistra del corpo
ho un brutto ricordo
ti ho vista per terra mangiata dal bosco
se solo ‘ste croci parlassero
ho pianto pregando spiegassero voci
crepassero lapidi con sopra il mio volto che estrassero
negli occhi morti di un passero
atroci radici si stanno formando
l’inganno più grande è che fanno parte di me
anche se tutto è distante
e ancora mi dispero perché non ci credo
ho rotto il vetro in mille pezzi e li ho ingioiati per intero
li ho ammazzati quei bambini me l’han detto i manichini
sembravano vivi anche se privi di espressioni
spuntano ossa dal basso
formando figure contorte distese su foglie d’amianto che piangono
il fango si fonde a creature già morte di parto
fotte più un cazzo
sono sempre più stanco il volto disfatto
dall’operazione ciclone al massacro di saigon
bombe dall’alto
crepe nel cranio come a centralia
secrezione umana scarlatta
la dissociazione dal tutto
la realtà che diviene più astratta sempre più piatta
mi apro la pancia
[strofa 2]
sono le tre e dieci ho le cimici sui vetri
sono mesi che non dormo e fisso storto ‘ste pareti
mi sa stasera inalo del fosforo bianco
volevo la strage di goldsboro
il mio corpo astrale in un pozzo
presento tremori da gozu
adesso mi strozzo, punto già al cosmo
un segnale morto dal cielo al sepolcro ha travolto il sentiero di colpo mi ha reso di zolfo ricordo dov’ero
fondendomi al posto del nucleo disciolto
nuotando nei fumi di elio ho trasceso il mio corpo da tombe di idrogeno
sento le ombre insidiarsi nell’organo fino allo scoppio
ne sento ogni rantolo
urlo tutto quanto dentro un cazzo di barattolo
mi parlano
sento strisciare il coltello
strideva fin dentro al cervello
portava l’inferno
da dentro il mio teschio scrutava l’esterno
mi lacerava
niente ha più senso non penso mi passi
volano bassi gli uccelli sui grandi cipressi
ma come distrarsi?
senza sentirsi dispersi e isolati
esco alle quattro di notte
sento la finestra che sbatte
dentro la gola lamette
le mie cellule putrefatte
chi sta sanguinando?
vedo la luce nei suoi tagli
sono le tre e dieci ho le cimici sui vetri
sono mesi che non dormo e fisso storto ‘ste pareti
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