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lirik lagu john faser - potremmo passeggiare nel bosco

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[testo di “potremmo passeggiare nel bosco”]

[strofa 1]
hai portato la pioggia
la luna si tinse di nero, non fu più la stessa da quella volta
il cielo si spense una scheggia nel cranio mi scisse produsse la tosse condusse a follia
descrisse le nubi più dense della melanconia che trafisse
e non pensavo si aprisse
‘sto buco che rende ogni cosa più triste lasciando le croste dell’apocalisse interiore e percosse
si fanno più grosse le masse deformi otturando ‘ste fossе
parole mi escono rotte
non sеrvo a niente come piante morte
portami oltre
che non rimanga più nulla una vanga mi stacca la testa l’acqua nel corpo ristagna
ricalca la stessa condanna mi guarda dalla finestra con gesta di scherno aspetta l’inverno con certa calma che snervo
osservo lo spettrogramma col petto aperto ti avverto mamma non resto parecchio adesso basta
non lascio niente solo ‘sti pezzi
sto a pezzi da sempre tipo trevor reznik
gli attrezzi nel bagno dispersi
pezzi del cranio diversi connessi al telaio e soppressi
mi pugnalo col cucchiaio sto in solaio a luci spente
un focolaio nel granaio ingoio uranio iridescente
esco una di ‘ste sere ho un set d’acciaio di lamette
vorrei avere un paio di winchester per farti tacere
guardo storto il crocefisso oggi l’ho visto capovolto aveva un cristo grigio in volto e il corpo coperto di piscio
piazzo un esplosivo al nido nell’asilo e ogni bambino esalerà l’ultimo grido seppellito dal cemento vivo
morirà contrito tutto si è scucito sul piano visivo
faccio schifo il corpo deperito prossimo al suicidio lo sterminio che coltivo è collettivo ci collido verso un mondo incancrenito che recido mi autoelimino nel sonno paralitico
[strofa 2]
striscio per i boschi e le cabine di bambine con il sangue sulle porte in questa notte senza fine a botte di endorfine
squarcio sagome distorte col coltello poi mi sveglio e diventano persone morte
troppo corte ‘ste mattine prendo a pugni la corteccia
non espugni ‘sta fortezza impugni un’elsa dalla lama già spezzata
la vista mi si intreccia solaristica applicata a impulsi mnemonici nella vescica
sradica linguistica deflagra quarta piaga d’ingegneristica avanzata
la tua etica sgozzata
john faser
ombra nera sulle case
ciò che invase rase al suolo urla non rimase nulla solo larve nel mio water
è il male che mi culla cambio fase ad ogni frase
ascolto mahler collassato sulle scale con la giugulare aperta e dieci fiale nella felpa
in tasca ho mezzo grammo d’erba ed un pugnale sto una merda michael myers
non portarmi in ospedale su di una barella asettica
preferisco crepare in braccio a una stella rossa ascetica
sento il gelo nelle ossa da quando ho visto l’ostetrica
da allora vado in giro con la faccia cadaverica
è la materia che si sgretola decrepita
antitetica dell’etica perseguita
datemi del lexotan
ho finito ogni blister
non dovrei nemmeno esistere
resta il mio mondo invisibile


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