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lirik lagu john faser - ansia palustre

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[testo di “ansia pal~stre”]

[intro]
presto tutto sarà finito
vedo soltanto delle ombre che perdono colore che si confondono
ombre che a tratti si muovono e sembrano guizzare assumendo delle sembianze umane

[strofa 1]
esco di casa con l’umore sempre nero bevo solo per distrarmi
e non pensare al cimitero di calmanti che mi fanno star sereno in mezzo agli altri
e questo cielo di solfati sarà egregio pieno di particolati
che mi danno più ragioni per tagliarmi
vivo ansie così grandi tra la folla che penso di sotterrarmi in una zolla in mezzo ai prati
mentre tutto quanto crolla l’odio mio ribolla e prenda forma nei dannati
se davvero vuoi aiutarmi tu portami l’assenzio e una pistola cosicché potrò spararmi
alla soglia delle porte del silenzio e la mia morte sarà il mezzo e tramite con cui alienarmi
porca troia sti fantasmi ti si avvinghiano alla gola senza darmi manco un secondo per sottrarmi e dileguarmi con l’aurora
il buio cola anche se dormi
leggo cioran tutti i giorni con l’insonnia e almeno ora i mostri abnormi stanno fermi lì a guardarmi

[ritornello]
ora fuggo con i sogni nel cassetto
ho stretto in pugno tutto quanto e l’ho distrutto
stufo espugno il mio ritratto
lo cam~ffo da cerbiatto e mi rituffo dentro al letto
mentre un gufo nel mio petto si fa largo
non chiedermi se parto tanto parlo con l’insetto che ora nutro
ed ha l’aspetto alieno dello scaraf~ggio che ho drogato e poi cresciuto
nel letargo in ‘sto veleno che mi ha preso al cervelletto poi mi ha steso con l’infarto
[strofa 2]
e tu che cosa speri? giro in bici senza freni da sei mesi coi malori
magari muoio e si distruggono i pensieri sull’asfalto coi calori per il caldo che esce fuori da tutti i condizionatori
non mi freghi vivo dentro ai miei rumori
ho visioni di alieni mi si strappano i polmoni
mi crescono tumori sottopelle a causa di agenti arancioni
non li senti?
sono immensi son dipesi dai pallori e da sti mesi predatori
dove il tempo scorre e corre dentro i miei vasi arteriosi
‘sti flussi impetuosi mo li stoppo in apoptosi e gli impietosi massi fanno da sepolcri
come amarsi se manco riposi tra scogliosi e ammassi cancerosi
come distrarmi guardo fuori conto i fori dentro ai fiori
reattori nucleari collassati nei miei pori
condizionati dalle estati e dai miei umori

[ritornello]
ora fuggo con i sogni nel cassetto
ho stretto in pugno tutto quanto e l’ho distrutto stufo espugno il mio ritratto
lo cam~ffo da cerbiatto e mi rituffo dentro al letto
mentre un gufo nel mio petto si fa largo
non chiedermi se parto tanto parlo con l’insetto che ora nutro
ed ha l’aspetto alieno dello scaraf~ggio che ho drogato e poi cresciuto
nel letargo in ‘sto veleno che mi ha preso al cervelletto poi mi ha steso con l’infarto


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