
lirik lagu ipsu bardadore - il canto della passione morta
[testo di “il canto della passione morta”]
[strofa:]
passo nel contrapasso, il cielo è stellato, ma affranto, è stanco, ha vissuto le paranoie del suo tempo, è vecchio
tento il ballo ritmico sopra la morte che mi aspetta
banchetta negli incontri di bambini morti, spera
che il tuo respiro diventi nitido, la speranza è un pensiero mitico , arrivare alla conclusione, che il dolore è esportazione, la compassione da distorsione, l’amore è un’emozione, ma in realtá un’evoluzione, che si trova nelle persone
sono anni ormai che sputo sangue sai, dentro l’albero finale si nasconde la vera chiave, camminavo nel mio bosco orientandomi, pensavo a vera spesso tra gli alberi addolorandomi
odiami, ma non è così che vincerai, dentro so giá che per il peggio mi amerai, il mio respiro ormai è assente, prego dio e non c’é, vivo solo nel dolore il cuore è calmo per sempre, la fine la vedo è simile alle stesse
paranoie vuote, come pioggia duole, e trasmette sinfonie alle porte delle solite persone morte
rivedo nel camposanto il corpo di una bambina macellata da un cavallo, visione reale del bene e del male
guardo il cielo e cerco, il tuo viso che è perfetto, e spero che questo male se ne vada al piú presto, siamo due anime pure nella chiarezza di quel sole, che ci illumina di giorno, e la notte sono ore
in cui ti tengo stretta, davvero non ti ho mai persa, la mattina la tua faccia che mi allegra, è una bellezza
il tuo sorriso onesto, che mi contagia nel momento, durante la giornata, tra le tue labbra una farfalla
se sei la musa del canto, e lo transformi in incanto, fatti due domande, il tuo valore non è tanto
forse va pure oltre, non lo capiró mai, tutto il bene che mi hai fatto volando spesso tra i
pensieri neri atri, chiusi come grandi sassi, tra gli ulivi, i ciliegi, le mandorle e i vari semi
calpestavamo la natura che c’era benevola, tu eri la vera di essa, lo capivo davvero non v’era regola, a nessun nostro pensiero, la tua mano è calda il siero, alla felicità sei tu e non rinnego, ogni mio errore che detesto, mille o un milione non mi cambia, gesú cristo ha dimostrato quello alla strada opposta a quella di adria
non sono io colui, che colora i beat altrui, formando la costruzione che spiega la distruzione
non esisto piú ora è chiaro, quando penso a prima, dico sempre che lo odiavo, rimane poco tempo devo dire addio, dimostrare che dopo la morte, non v’è alcun dio, io sono il primo a piangere tra i morti, ma quando apro gli occhi, la paura è negli sfondi, ma per questo mi conforti, sento i miei occhi rotti
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