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lirik lagu i fatti di cronaca - il somaro

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[strofa 1]
nel villaggio su in collina
c’era un povero somaro
con la testa sempre china
e con un padrone avaro
e tutti i giorni riscendevano la valle andando verso la città
arrivati alle saline
con la sete da far pena
che non son così vicine
caricava sulla schiena
cento sacchi, un po’ di sale, un po’ di sabbia contro la sua volontà

e quando si lamentava
quante botte dal padrone
dalla bocca sangue e bava
che sporcavano il bastone
e cadevano sul prato
con ferite, testa e pancia
con il capo più chinato
si rimise ancora in marcia
e pensò:

[ritornello]
“basta! camminare giù nella foresta
carico di sale senza sosta
vado piano piano perché sai, non sono un giaguaro
e l’asta, che mi sbatti sempre sulla testa
io ti darei indietro ogni batosta
tanto non mi tratti bene mai, son solo un somaro!”
[strofa 2]
passò forse più di un anno
ma non passò mai di moda
al quadrupede l’affanno
e bastonate sulla coda
con la schiena così curva che sembrava si spezzasse in più metà
e passando sui sentieri
i mosconi e le cicale
esprimevan desideri
che smettesse tutto il male
che dovette il quadrupede subire senza alcuna dignità

finché un giorno finalmente
nel piazzale alla stazione
il somaro tra la gente
si scagliò contro il padrone
con gli zoccoli alla gola
recitò questo copione:
“non dirai più una parola
e mai più userai il bastone”
adesso

[ritornello]
basta! camminare giù nella foresta
carico di sale senza sosta
vado piano piano perché sai, non sono un giaguaro
e l’asta, che mi sbatti sempre sulla testa
io ti darei indietro ogni batosta
tanto non mi tratti bene mai, son solo un somaro!”
[strofa 3]
arrivarono i soccorsi
da chi volle fargli male
si difese con i morsi
e corse al pozzo comunale
al galoppo come un n0bile destriero con grande velocità
ma arrivato lì vicino
venne in massa circondato
ed arrivò anche il contadino
che l’avrebbe poi ammazzato
quindi scelse l’unica sua via di fuga verso la sua libertà

e gridando a voce alta
il somaro alle persone
fu del ciuco la ribalta
contro il popolo e il padrone
“voi che sempre mi picchiate
con le vostre aste di legno
e somaro mi chiamate
io aguzzerò l’ingegno”

[strofa 4]
tra le botte e tra gli attacchi
mentre fu preso d’assalto
lui col sale dentro ai sacchi
riuscì a fare un grande salto
e ragliava col singhiozzo
mentre si lasciò cadere
nel profondo dentro al pozzo
e ora non si può più bere
[outro]
ma che sete! di cent’anni la più calda estate!
ma le botti d’acqua sono vuote
perché infondo al pozzo come sai c’è morto il somaro!
e che farete, ora che le falde son salate?
ci volevan solo più carote
ma non gliene avete date mai, che finale amaro!
che finale amaro


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