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lirik lagu i fatti di cronaca - il leone

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[testo di “il leone”]

[strofa 1]
come sempre, tutti i giorni e anche il fine settimana
sempre nella stessa solfa di girar per la savana
e aspettare da mangiare
procacciato dal mio harem
ma che noia è qui la vita, forse un giorno me ne andrò
non ho fatto in tempo a dirlo, che è arrivato un bracconiere
sul furgone aveva zanne avorio e pelli di pantere
mise in fuga le leonesse
dopo mi guardò e mi disse:
“tu sei un ottimo esemplare, quindi non ti uccidеrò
io ti porterò lontano, dove c’è chi pagherà una follia
pеr vederti in una gabbia, per due balzi, due ruggiti
due foto, due carezze o qualche altra mania”
la proposta mi convinse e partii verso i confini
sul suo camion c’eran gabbie e dentro iene e babbuini
con un viaggio sola andata
verso qualche meta ignota
mentre il bracconiere ha detto che io finirò allo zoo
ed avrò mille seguaci, ed avrò una grande fama
tutti quanti a far la fila per il re della savana
avrò cibo a più non posso
le bistecche senza l’osso
avrò morbidi cuscini su cui riposare un po’
e vedrai che meraviglia i rumori e le luci in città
i bambini, le famiglie, chiunque farà il tifo per me e canterà
[ritornello 1]
è il leone, è il leone
ma che bella la criniera che si poggia sulla schiena
il leone

[strofa 2]
e arrivati su una spiaggia, venni messo su una nave
stretto dentro ad un container chiuso bene con la chiave
e partimmo dalla costa
tutta notte senza sosta
ma con questo buio attorno, dove andiamo non lo so
ma ad un certo punto il cielo fu tiranno
molto più del bracconiere e il suo guadagno
sprigionò tutta la rabbia sotto forma di tempesta
e le onde gigantesche con chilometri di cresta
si scagliavano potenti sulla nostra imbarcazione
come colpi di martello, come palle di cannone
e bucarono lo scafo e l’acqua incominciò a salire
dai aprite questa gabbia, è chiusa a chiave, voglio uscire
chiusi gli occhi ed iniziai ad affondare
come un bossolo di piombo giù nel mare
non ricordo bene come, mi svegliai sopra un pontile
impaurito e moribondo, tra un relitto ed un barile
puntai gli occhi all’orizzonte
casa mia mi venne in mente
e pensai, quasi commosso: “chissà mai se tornerò”
e mi immaginavo libero a girar nelle pianure
ma quel sogno così puro di affrontar mille avventure
lo interruppe in un secondo
il bracconiere furibondo
che riapparve su quel molo e disse: “forza, andiamo a nord”
e stringendo la criniera, mi colpiva col bastone
per poi mettermi su un treno in partenza alla stazione
che correva sui binari
come fossi in un safari
ma con altri panorami tra le industrie e tra lo smog
ed attraversammo strade, centri commerciali, e raffinerie
per poi arrivare in una delle più inquinate periferie
al cancello arrugginito del più grande zoo che c’era in città
una folla che aspettava il nostro arrivo e che cantava:
“finalmente, il leone è qua, urrà”
[ritornello 2]
è il leone
è il leone
il suo fascino infinito, la potenza del ruggito, il leone
è il leone
è il leone
il carisma del suo sguardo, l’animale più gagliardo, il leone

quella fu l’ultima volta in cui vidi il bracconiere
ripartì il mattino dopo con le tasche belle piene
e sul ciglio del portone
lui mi disse “ciao leone”
strizzò l’occhio, fece un ghigno, girò i tacchi e se ne andò

[strofa 3]
e ora passo le giornate a poltrire nel recinto
mentre sento affievolirsi la mia audacia ed il mio istinto
ed è sempre tutto uguale
e noioso da star male
e se penso alle mie scelte, forse mai le capirò
io volevo l’avventura e scappar da non so cosa
e ho lasciato la savana, le leonesse e la mia casa
però, dai, guardami adesso
molle come un materasso
non ho stimoli, ma il lusso
sarà mica un bel successo
vuoi sapere cosa penso?
son sincero, ti confesso
ma che noia è qui la vita, forse un giorno me ne andrò


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