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lirik lagu giulio monaco (io) - occhi di cazzo

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strofa 1

mi parli con gli occhi e non ti sento bene
su di te, il peso che scrollo
su di me, paura del vuoto
come la haine
io non ho più odio
m’incastro in un ruolo, che nolo, mi dolgo e peggioro, rompo tutto e rimborso, vago scosso e discosto i tuoi discorsi che soffro
ho la tasche che riempio di bugie fin sotto ai piedi
che cammino e mi fermo
sotto il peso dei doveri
il mio me è un cliché
io sono chi sono, solo se son solo
e a volte mi trovo a coprire il mio corpo di colpe che scopro stupire il mio volto ancora
ti trascino nel mio mondo
e lascio aperta la mia uscita
così, se mi pento, mollo te incastrata per
le dita
la porta ti chiude e mi lascia fuori
io non so più guardarmi negli occhi
che sembro un po’ io
e un po’ quello che tu hai voluto impormi
ti aspetto sicuro
sicuro sicuro che resti
come chi ha speso una vita di crimini onesti
e deve morire in prigione
diventi seria soltanto
quando per sbaglio
io sbaglio il tuo nome
ma aspetta un secondo
che sgarro
ti guardo e
rit

ouoo
sono piccolo nudo e violento
piango un po’
un bambino di rito e di intento
la mia vo’
in cui rimbomba il suono che asseconda mi risponde
e ha il viola sulla cornea

mi parli, ma
non parli mai
se parli male
a parità
di pari t’amo
pari da
pare

leva la mani da margini
non mangio più lacrime e sale
appoggia le immagini che agiti
e i baci che evito di dare
se sbaglio poi sbatto
le palpebre
e chiudo ad incastro/
vuoi
dirmi che faccio
mi guardi
ti vedo e rilancio
puoi
dirmi che in cambio
non cerco più niente né cambio
se ci piace il distacco
tu mi scrivi e ti risponde un altro
ok?
strofa 2

scusami, esagero, bravo sì
poco contatto, scortato da voglia di applausi sì
immagino:
cadono mani che battono
colpo su colpo su tavolo
insulta lo specchio di fianco
riporta le cose che rifletti
le farfalle mi ricreano le pareti
non le sento
bevo lo stagno con sete
mi passa
ma l’acqua è piscina di insetti
bro in botta ribolle brio blu
non dire così che disseta
tappeto di aghi e velluto
scarpe di lino e di seta
son schiaffi che pe~ pe~ pensano al peso
non schivo perché
cre~ credo li merito
pa~parlo balbetto
musica è medico
ca~cambio l’assetto
la musa mia è il seno suo
non sento più
non vedo più
i suoi occhi parlano altre lingue
le sue mani
le sue gambe
mentono anche stando zitte
la voce urla soffocata
grida al vento: “fammi uscire!”
ma chi la ascolta
sente solo uccelli in stormi
e foglie vive
piopiopiopio
rit

ouoo
sono piccolo nudo e violento
piango un po’
un bambino di rito e di intento
la mia vo’
in cui rimbomba il suono che asseconda mi risponde
e ha il viola sulla cornea

mi parli, ma
non parli mai
se parli male
a parità
di pari t’amo
pari da
pare

leva la mani da margini
non mangio più lacrime e sale
appoggia le immagini che agiti
e i baci che evito di dare
se sbaglio poi sbatto
le palpebre
e chiudo ad incastro/
vuoi
dirmi che faccio
mi guardi
ti vedo e rilancio
puoi
dirmi che in cambio
non cerco più niente né cambio
se ci piace il distacco
tu mi scrivi e ti risponde un altro
ok?


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