lirik lagu ghemon - l'amore rende ciechi
[testo di “l’amore rende ciechi”]
però l’amore non fa solo brillare gli occhi, l’amore fa anche un’altra cosa: l’amore rende ciechi, essere poco oggettivi. quando ho fatto il mio sanremo del 2021 ~ e vi ho detto che è stata un’avventura che è andata storta dall’inizio~ i miei genitori erano a casa, come tutti quanti i genitori probabilmente avranno sofferto con me o per me, non potevano intervenire. e alla fine della settimana, però, arrivava l’ultimo appuntamento: il passaggio da domenica in, quello in cui, comunque vada, volevo fare bella figura perché, cazzo, io ci credevo in quello che stavo facendo. quindi mi preparo, vado lì da solo dietro le quinte, aspetto il mio momento pur sapendo che, in realtà, ero arrivato nelle ultime in classifica quindi, dico, non è chissà che spazio mi darà. passa mezz’ora, dico: “vabbè, tutto tranquillo, non m’hanno ancora chiamato, ma fra un po’ arriva il mio turno”. un’ora e non mi chiama nessuno, un’ora e mezza non mi chiama nessuno. dopo due ore si presenta un assistente di studio e mi dice: “bello mio, eh, ti devo dare una brutta notizia: siamo andati lunghi con con gli altri cantanti, eri rimasto solo tu, eh, però t’abbiamo tagliato. eh, mi dispiace”. mi sono messo in macchina, me ne sono tornato a casa e ho iniziato il processo di comprensione, di accettazione di quello che mi era successo. era una brutta ciliegina sulla torta, ma ci ho lavorato. e posso dire che, dopo tre anni, quello che è successo io non solo l’ho capito, ma l’ho anche accettato… io, ma mio padre no. mio padre ancora adesso quando lo chiamo la domenica delle volte al pomeriggio gli dico: “papà, ciao, che stai facendo?”, “oh, gianlu, guarda, non me ne parlare: sono da due ore chiuso in camera da letto, non posso andare di là in soggiorno perché ci sta tua mamma che si sta guardando ch~lla ~~~ ‘e venezia ‘ngoppo ‘a televisione, gianlu”. capito l’amore che cosa fa fare? fa dire delle cose sconvenienti. e poi mio padre è uno che non gli interessi tu che livello nella scala sociale ricopri: se mio padre ti deve fare una critica, te la fa. se pensa che tu potevi fare meglio, te lo dice. io delle volte gli dico che lui ci gode a criticare tutto. quando mi è venuto a trovare a giugno l’ultima volta qua a milano, ho detto: “papà, non stiamo mai insieme, per una volta consentimi di portarti a cena fuori, andiamo solamente io e te”. ce la faccio, lo convinco, saliamo in macchina, guido io. e mio padre c’ha un po’ un problema con il mio stile di guida. quindi dopo trenta secondi stava già appeso alla maniglia e mi diceva: “fai piano che non voglio morì qua a milano, ti prego!”, dico: “papà, sì, vado più piano”. e quindi al primo semaforo arancione mi fermo, e mio padre mi dice: “ma tu a chi si figlio che adesso ti fermi pure con l’arancione, gianlu? ma questa è una cosa che hai imparato qua a milano, scusami?”. ed è lì che ho capito che sarebbe stato molto più rilassante andare a una steak house si carne con la mia fidanzata, ma ho deciso di continuare. siamo arrivati a cena, ci siamo seduti, dopo tre minuti si è fatto cambiare il tavolo perché dice che c’era uno spiffero. sono arrivate le portate, si è trasformato in bruno barbieri: quindi ha iniziato a giudicare le portate. vi faccio un piccolo détour: prossima volta che vedete una trasmissione con bruno barbieri chiudete gli occhi, ascoltate solo la voce e vi renderete conto che in realtà bruno barbieri è maurizia paradiso, ma ritorniamo su mio padre. e questa immagine non se ne andrà mai più dalla vostra mente, scusa bru. comunque, finiamo di cenare, arriviamo in cassa, in cassa, ovviamente due avellinesi, scena madre di un film di mario merola: “papà, t’ho detto che devo pagà io”, “no, aggio a pagà io”, “no, papà, t’ho detto che devo pagare io”, “avete visto tutti quanti? adesso qua si so’ ribaltati i ruoli: isso è ‘o padre e io so’ ‘o figlio. pago io”, pago io, paga lui. e appena usciamo mi dice: “ma addò cazzo mi porti? qua a milano si spendono ‘nu sacco ‘e sordi, gianlu. la prossima volta paghi tu”. dal momento in cui entriamo in macchina mio padre senza sosta, di qualsiasi cosa parliamo, di chiunque parliamo, spara a zero su tutti, su tutti: pa~pa~pa~pa~pa~pa~pa~pa~pa~pa~pa~pa~pa. arriviamo sotto casa, lo guardo e stava così: “quanto cazzo mi so’ divertito stasera!”. e ho capito che lui intendeva seriamente, quella era la sua serata perfetta
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