lirik lagu gasparazzo - la torre
[testo di “la torre”]
compagni!
onore al lavoro!
che in alto sventoli la nostra bandiera!
ma che in basso profondo affondi l’aratro
le nostre braccia, il nostro lavoro
la nostra forza, la solidarietà!
che la terra sia patria di tutti
che chi la lavora raccolga i suoi frutti
che la giustizia trionfi
senza il borghese
senza padroni superbi che avanzan pretese
compagni! braccianti!
ma lo vedete in quanti siamo?
capite che è ormai vicino il nostro tempo?
la via del socialismo è una strada
larga quanto la nostra pianura!
dov’è oggi la fede nel nostro ideale
dov’è la fiducia nel nostro lavoro
è schiacciata da un colpo feroce e brutale
o si inchina servile al piacere del nuovo?
abbasso lo sguardo alle case
e cosa mi appare?
profili di gente che tace
la vita che scorre normale
la vita che scorre normale
non sentite la mia voce?
non vedete girare l’orologio del cuore?
non sentite la mia voce?
non vedete girare l’orologio del cuore?
io sono la torre, sono incrollabile
mentre tutti chinano il capo
sono uno sguardo rivolto al futuro
una speranza per chi domani
umiliato, offeso o deriso
levando uno sguardo al cielo
ritroverà il mio destino
io vi vedo dall’alto
io so, ma sono solo
e da solo non si può lottare
perché la lotta è unione
discussione, condivisione
condivisione di gioie
e sono gioie che gonfiano
come vele le nostre bandiere
e ti portano a parlare per ore nelle piazze
lungo i fossi, in mezzo ai campi
a salutare, cantando e ridendo, la sera
che arriva danzando, mai uguale e leggera
che arriva danzando, mai uguale e leggera
ora invece tutto è buio
anche la notte è in camicia nera
la luna ha il profilo brutale del duce
le stelle son occhi assassini in attesa
e quando arrivano, con volti deformi
con bocche eccitate da un odio servile
e picchiano, sputano, insultano, ridono
il silenzio rimane, non han niente da dire
io sono la torre, sono incrollabile
questo è il pugno che si ancora al cielo
è la coscienza di un uomo sereno
una quercia che mette radici
profonde, reali, tenaci
non teme la nera tempesta
nutre le idee di chi resta
non sono le loro botte a spaventarmi
possono anche massacrarmi
ma le mie idee non moriranno mai
c’è un vuoto che mi circonda
è questo silenzio, il silenzio dei nemici di oggi
ma è anche il silenzio dei compagni di ieri
è questa stanza che si chiude
gli angoli che scompaiono nel buio
il tempo, come una palude
nel silenzio che opprime
affondo, affondo
come posso resistere da solo
affondo, affondo
non posso resistere
ma poi tendo la mano…
io sono la torre, sono incrollabile
mentre tutti chinano il capo
sono uno sguardo rivolto al futuro
una speranza per chi domani
umiliato, offeso o deriso
levando uno sguardo al cielo
ritroverà il mio destino
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