lirik lagu gaetano donizetti - o anime affannate
o anime affannate
venite a noi parlar s’altri non niega!
quali colombe, dal disio chiamate
con l’ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l’aere dal voler portate;
cotali uscir de la schiera ov’è dido
a noi venendo per l’aere maligno
sì forte fu l’affettuoso grido
»o animal grazioso e benigno
che visitando vai per l’aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno
se fosse amico il re de l’universo
noi preghеremmo lui de la tua pace
poi c’hai piеtà del nostro mal perverso
di quel, ch’ udire e che parlar vi piace
noi udiremo e parleremo a vui
mentre che ‘l vento, come fa, si tace
siede la terra dove nata fui
su la marina dove ‘l po discende
per aver pace co’ seguaci sui
amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende
amor, ch’a nullo amato amar perdona
mi prese del costui piacer sì forte
che, come vedi, ancor non m’abbandona:
amor condusse noi ad una morte:
caina attende chi vita ci spense.«
queste parole da lor ci fur porte
da ch’io ‘ntesi quell’anime offense;
chinai ‘l viso, e tanto il tenni basso
fin che ‘l poeta mi disse: »che pense?«
quando rispuosi, cominciai: »oh lasso!
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!«
poi mi rivolsi a loro e parla’ io
e cominciai: »francesca, i tuoi martiri
a lacrimar mi fanno tristo e pio
ma dimmi: al tempo de’ dolci sospiri
a che e come concedette amore
che conosceste i dubbiosi desiri?«
e quella a me: »nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa ‘l tuo dottore
ma s’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto
farò come colui che piange e dice
noi leggevamo un giorno per diletto
di lancilotto, come amor lo strinse:
soli eravamo e sanza alcun sospetto
per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci ‘ l viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse
quando leggemmo il disiato riso
esser baciato da cotanto amante
questi, che mai da me non fia diviso
la bocca mi baciò tutto tremante
galeotto fu il libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante«
mentre che l’uno spirto questo disse
l’altro piangeva sì, che di pietade
io venni meno come s’io morisse
e caddi come corpo morto cade
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