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lirik lagu francesco guccini - canzone dei dodici mesi - 1996 digital remaster

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viene gennaio silenzioso e lieve, un fiume addormentato
fra le cui rive giace come neve il mio corpo malato, il mio
corpo malato…
sono distese lungo la pianura bianche file di campi
son come amanti dopo l’avventura neri alberi stanchi, neri
alberi stanchi…

viene febbraio, e il mondo è a capo chino, ma nei convitti
e in piazza
lascia i dolori e vesti da arlecchino, il carnevale impazza
il carnevale impazza…
l’inverno è lungo ancora, ma nel cuore appare la speranza
nei primi giorni di malato sole la primavera danza, la
primavera danza

cantando marzo porta le sue piogge, la nebbia squarcia il
velo
porta la neve sciolta nelle rogge il riso del disgelo, il
riso del disgelo…
riempi il bicchiere, e con l’inverno b-tta la penitenza
vana
l’ala del tempo batte troppo in fretta, la guardi, è già
lontana, la guardi, è già lontana…

o giorni, o mesi che andate sempre via, sempre simile a voi
è questa vita mia
diverso tutti gli anni, ma tutti gli anni uguale
la mano di tarocchi che non sai mai giocare, che non sai mai
giocare

con giorni lunghi al sonno dedicati il dolce aprile viene
quali segreti scoprì in te il poeta che ti chiamò crudele
che ti chiamò crudele…
ma nei tuoi giorni è bello addormentarsi dopo fatto
l’amore
come la terra dorme nella notte dopo un giorno di sole, dopo
un giorno di sole…

ben venga maggio e il gonfalone amico, ben venga primavera
il nuovo amore getti via l’antico nell’ ombra della sera
nell’ ombra della sera…
ben venga maggio, ben venga la rosa che è dei poeti il
fiore
mentre la canto con la mia chitarra brindo a cenne e a
folgore, brindo a cenne e a folgore…

giugno, che sei maturità dell’anno, di te ringrazio dio:
in un tuo giorno, sotto al sole caldo, ci sono nato io, ci
sono nato io…
e con le messi che hai fra le tue mani ci porti il tuo
tesoro
con le tue spighe doni all’ uomo il pane, alle femmine l’
oro, alle femmine l’ oro…

o giorni, o mesi che andate sempre via, sempre simile a voi
è questa vita mia
diverso tutti gli anni, ma tutti gli anni uguale
la mano di tarocchi che non sai mai giocare, che non sai mai
giocare…

con giorni lunghi di colori chiari ecco luglio, il leone
riposa, bevi e il mondo attorno appare come in una visione
come in una visione…
non si lavora agosto, nelle stanche tue lunghe oziose ore
mai come adesso è bello inebriarsi di vino e di calore, di
vino e di calore…

settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull’
età
dopo l’ estate porta il dono usato della perplessità, della
perplessità…
ti siedi e pensi e ricominci il gioco della tua ident-tà
come scintille brucian nel tuo fuoco le possibilità, le
possibilità…

non so se tutti hanno capito ottobre la tua grande bellezza:
nei tini gr-ssi come pance piene prepari mosto e ebbrezza
prepari mosto e ebbrezza…
lungo i miei monti, come uccelli tristi fuggono nubi pazze
lungo i miei monti colorati in rame fumano nubi b-sse
fumano nubi b-sse…

o giorni, o mesi che andate sempre via, sempre simile a voi
è questa vita mia
diverso tutti gli anni, e tutti gli anni uguale
la mano di tarocchi che non sai mai giocare, che non sai mai
giocare…

cala novembre e le inquietanti nebbie gravi copr-no gli
orti
lungo i giardini consacrati al pianto si festeggiano i
morti, si festeggiano i morti…
cade la pioggia ed il tuo viso bagna di gocce di rugiada
te pure, un giorno, cambierà la sorte in fango della
strada, in fango della strada…

e mi addormento come in un letargo, dicembre, alle tue
porte
lungo i tuoi giorni con la mente spargo tristi semi di
morte, tristi semi di morte…
uomini e cose lasciano per terra esili ombre pigre
ma nei tuoi giorni dai profeti detti nasce cristo la tigre
nasce cristo la tigre…

o giorni, o mesi che andate sempre via, sempre simile a voi
è questa vita mia
diverso tutti gli anni, ma tutti gli anni uguale
la mano di tarocchi che non sai mai giocare, che non sai mai
giocare
che non sai mai giocare, che non sai mai giocare
che non sai mai giocare, che non sai mai giocare…


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