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lirik lagu dsa commando – peste nera

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[heskarioth]

senti l’eco del rantolo della morte tra le corsie d’ospedale
crepando in posa fetale, strozzato da vomito fecale
dissenteria,vertigini, febbricitante infermità mentale
dio vi ha abbandonato o vi odia in modo viscerale
un’orda nera di ratti si arrampica dallo scarico
cerca un varco a morsi nella carne, espande il morbo, porta il panico
attratti da cataste di carc-sse di corpi corrotti a cui
stormi di corvi in picchiata strappano gli occhi
putrescenza a fiotti sgorga da volti rappresi
nemesi divina dispensa rovina sotto un cielo cremisi
tu pensa ai giorni spesi mentre ti gonfi di ascessi
la peste è una canzone, scandisce a tempo i decessi
escariota, verme, untore, appestato, capro espiatorio
rido con gli occhi al contrario sotto i ferri all’interrogatorio
non mi frega un cazzo di crepare, il mio percorso è lastricato d’ossa
getta calce e sputami dentro la fossa

[macmyc]

epidemia,moria,paralisi,cancro nel vento,sta metastasi miete vite a tradimento
fosse comuni colme che creano colli di corpi viola,violento,la parola,una sola,ed e’ isolamento
in quarantena il morbo e’ bava in bocca a ratti,il tunnel degli orrori per risucchiarti e poi farti fuori,fuori
gente spogliata della vita suda sotto un telo,poi
scalda la cena agli avvoltoi che fanno un cerchio in cielo
agonia,magia,mac crowley il maledetto all’angelo dell’avvento strappa le ali
non sento emozioni tali da farmi un fottuto pianto e la!
speranza vale tanto quanto un posto al campo santo
croci dipinte sulle porte,sbarre alle finestre rotte,accampamenti di appestati nelle grotte
ho vomito e vista fuori fuoco ne legami o valvole di sfogo legami con gli altri e bruciami sul rogo

[hellpacso]

rifiuti organici tra fiale in simbiosi con i roditori
isolato in vecchi quartieri concepiti a nuovi sanatori
qua vivi o muori,esperimenti fuori dalla norma
corpi repellenti dal marcio prendono forma
crea,l’epidemia fobia,senza anestetici
un’arto da amputare sotto un cielo nero necrosi
un’altro morbo letale manda teste sulla gogna
per le strade come un cane
pronto al morso e a propagare rogna
non c’è vergogna† brucia piano tra le essenze
sale invano e sa di fogna per coprire tutte le apparenze
afflitto -ssisto resisto finchè non muoio
la salvezza non ha un volto e ti accarezza con i guanti in cuoio
ingoio blatte vitale la regressione
a capo chino piu’ continuo mi avvicino verso l’estinzione
verso la fuga riverso nel sotterraneo
corrosivo come larve nel derma sottocutaneo

[krin 183]

fiumi accompagnano salme verso un estuario ormai saturo di carogne il male
infligge pene immonde è un ecatombe sociale uguale
dentro le case padri tagliano la giugulare
figli scordano la propria madre la città è spettrale
niente prole autoerotismo su membri scarnificati
lichen simplex, squame, corpi polverizzati
nati senza zodiaco allo stesso modo marchiati
sulle spalle una croce atroce a gran voce indica i rinnegati
dottori cercano la causa oscura
polveri diaboliche, unguenti , agenti contro natura
ventose succhiano veleno, altre cicatrici
mentre piaghe portano allo stremo intorno solo nemici
fuori le mura stessa vita, il fuoco cura
lo accende chi ha fatto voto, l’inferno l’unica via d’uscita
l’inverno sarà l’inizio di una vita, la fine del contagio omicida
la morte del par-ssita


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