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lirik lagu dargen d’amico – nostalgia istantanea

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e dì una parola qualsiasi
comincia con qualcosa di semplice
tanto è la prima cosa che dici
nessuno sa cosa c’era prima
guarda la bibbia, comincia semplice
è sempre in cl-ssifica e continua a vendere
probabilmente il primo ad ascoltarla
si sarà chiesto, “ma di che diavolo parla?”
le parole da usare, sempre quelle
l’arte è cambiare l’ordine
la vita è un’abitudine
ma capita sempre di perderne
e così sono sempre meno
estendo i significati come rimedio
e in un futuro già palpabile
userò per tutto un solo vocabolo
nell’attesa ringrazio i coralli
che mi apr-no senza che io usi le mani
qui siamo tutti stanchi come i santi
e campiamo con le parole degli altri
le luci calano, stelle cadenti
e quando p-ssano tutti i p-ssanti, i presenti
restiamo io e il mio sangue
pieno di cose inutili come i rimpianti
quando sei giovane ingerisci e ti fidi
quando cresci, beh, almeno pagami
non sempre chi disprezza compra
spesso chi disprezza disprezza e basta
non c’è fine al bello, ma è una bugia
e potrei spiegarlo a parole ma
una fotografia del sole
per quanto si sforzi non scalda uguale
e vada come vada questo paesaggio
premetto che ho scommesso sul pareggio
ma se dentro questo quadro
qualcuno mi conosce faccia finta di no
perché purtroppo ci vedo chiaro
perché sento la luna in mano
e potrebbe farmi dire a porta vuota
cose che, francamente, meglio di no
e ora se volete andare, andate pure
uno alla volta e tutti di lì
un fanatico ha sempre cose da dire
ma se avete altro da fare per me va bene così
io magari rimango ancora un po’ e rimpiango
in sala il caldo che c’è in bagno
riciclo il pianto, altrimenti ristagno
acquerelli salati su tela di lenzuola
maneggiare la morte con cautela
va tutto bene, sì, ma non ci credo
non sai prendere la gioia alla leggera
un inguaribile pessimista
arrampicato al settimo cielo
lungo una stecca di liquirizia
grida “voglio un altro primo giorno di scuola”
con la cartella piena di pagine vuote
se non avessi avuto il terrore
dei bambini potrei fare il maestro
e rivivere il primo giorno più spesso
e gite tra montagne di rifiuti
specie per impressionare i turisti
che oramai sono abituati
intendo dire sono abituati bene
il teatro fa parte della vita
foie gras d’oca, nei foyer d’opera
a metà dell’opera c’è chi comincia bene
alla fine c’è chi pulisce le sedie
io piuttosto costruisco un teatro nuovo sopra
i sogni preferibili sono in corso d’opera
contorsionismo
sogno il risveglio di un chirurgo che sogna che si opera
sonno disturbato crea mente disturbata
mente disturbata crea foie gras
e poi dà la colpa all’imbuto
e si difende con la erre moscia
“anche la merda è commestibile
ed è legittimo farsi sodomizzare da un sommergibile”
sì, la vita è tua, nessuno te la tocca
ma ti prego lascia vomitare l’oca
salto il pranzo e prendo un prete per il collo
“padre, vorrei vedervi morto”
“padre, come potete non vedere
l’amore che si fa nel bagno di un treno
la mia verosimiglianza con dio
e la presenza del codice in ognuno
ma la perdono se benedice il rosso
e ci siamo chiariti fino all’ultimo sorso”
satana satellitare mi ha localizzato
gli dico che mi sembrava meglio l’anno scorso
mi risponde “figliuolo, può darsi
tu intanto muori, poi in caso fai ricorso”
angeli asmatici in timido volo
mitologia malata
seme sprecato, schizzare lungo
ma nella direzione sbagliata
nuvole e suppellettili sono la dimora della fuga di cervelli
degli animaletti, di rettili che schifano gli uomini
fino ad imparare il volo degli insetti
la gallina regina, allo specchio del pollame
chiede “viene prima l’uomo o la mina?
viene prima la morte o la vita?”
apri l’afghanistan per una verifica
e poggia l’orecchio sulle labbra del papavero
e attendi che si apra
fiore in carne autentica
senti la voce uscire dai petali
la bellezza di questa giovinetta
rispetto alle altre della sua fila
è una conseguenza diretta del fatto
che questa almeno respira
la decomposizione è brutta a dirsi
ma siamo tutti carne con l’osso
l’estrema unzione è brutta a darsi
ma ti fa sentire utile al prossimo
che spero di non essere io
che so restare in equilibrio
sui capelli che lascio sul cuscino
una bomba sveglia al mattino
la pace è la guerra più difficile
trovare accordi ma senza soldi
e la soddisfazione generale
è l’insoddisfazione dei generali
la condiscendenza è
la virtù degli accondiscendenti
la discesa è la virtù della salita
l’odio riempie tempi morti immensi
non basta essere di sinistra
per essere controinformazione
non basta essere di destra
per essere sprangati sul portone
ma non c’è pace senza guerra prima
le lacrime hanno i sali dentro
la fame nei paesi sottosviluppati
evita a noi in centro il sovraffollamento
indirettamente è tutta colpa mia
non fare dell’ironia sull’eroina
effetti collaterali, effetto farfalla
giorni interi per terra in camera
quando mi alzo lascio a terra la sagoma
restando in silenzio influenzo
le parole di chi mi sta intorno
e solo andandomene lascio il segno
è l’epoca dell’epica delle piccole cose
è la b-n-lità che riveste le riviste
ed è la grazia di questo mondo
che è semplice, che è bello, che è triste
riportami la farfalla, non era male
se potessi alterarne il colore
o farle parlare francese
o riflessi con nuove gamme in postproduzione
questa pioggia è così pesante
che nasce e muore in un istante
volessi peggiorare la mia specie
mi basterebbe fare un figlio
volessi lezioni da qualcuno
fuori dagli orari dell’-n-lisi
proverei con la matematica
dove se sbagli non finisci in galera
fermo al centro della balera
mi noti subito perché non ballo
provo a confessare al personale
che mi eccita l’odore delle donne anziane
corpi che la natura non vuole più
genitali che non generano più
che è il consumismo, più o meno
ma quando è fatto bene si guarda solo al più
i più per rimanere aggiornati
non guardano i giornali, guardano le pubblicità
e sono in molti a lamentarsi
perché negli spot i film han troppi spazi
forse non sentirei tanto freddo
se non ci fosse armani in vetrina
domani chiedo un prest-to per mettermi
ciò che altrimenti non potrei permettermi
mi farebbe comodo brevettare un nuovo suono
o un nuovo modo di dire, o un nuovo mondo
forse basterebbe una nuova moda
però chiamami solo dopo che ci è p-ssata sopra
la commessa dei benestanti
o il benestare dei commercianti
oggi anche gli animali
gradiscono il cl-ssismo dei messaggi pubblicitari
cannibalismo di ritorno
nutrire un pollo con crocchette di pollo
e trova le somiglianze con l’uomo
e le somiglianze tra me e il tuo ex uomo
guardaci bene, siamo quasi identici
bene, ora disapprovaci insieme
e ricorda che se lui ti avesse detto sì
ora non saresti qui, e sogneresti cheap
non vorrei mai p-ssare per p-ssivo
p-ssare per quello che non sono
p-ssare per la cruna di un ago
per uno che disapprova il matrimonio
ma odio quando mi strappi dal bagno
e i tuoi fermacapelli sul mio shampoo
quindi adesso mi salvo e me ne vado
io prendo un taxi, tu perché prendi quell’arma?
con tutto lo spazio libero in giardino
e con tutto lo spazio nello spazio
una parte del quale è ancora libero
vuoi accoltellarmi sulle scale?
hai trent’anni, ok, non sono venti
ma a essere fiscali non sono neanche quaranta
se non mi abbatti non ti abbatti e riprovi
uno stronzo che ti sposa lo trovi
detto questo ho preso il volo, inteso come aereo
meditando “avrò fatto bene?”
meditare, se fatto bene
può portare la sonnolenza che volevo
ah se port-ssi anche delle olive da snocciolare a piccoli morsi
o qualcosa da bere a piccoli sorsi
e intanto fare ordine fra i ricordi
verso l’anticamera della pace
e poi nel corridoio, verso l’uno
io nel tempo libero provo l’infinito
il cielo è ovunque, tocco il cielo con un dito
in cielo mi sento parte di un ambiente
cosmico, acronologico ma in movimento
fissare punti fermi è incongruo
volare è una reale perdita di tempo
il sonno è il mio primo sogno, desiderio
dentro si muore tutti ma mica sul serio
la vita per sempre, la vita per finta
senza ammalarsi senza rimanere incinta
un mondo senza mosche
un caleidoscopio senza istruzioni
per cui l’impaccio dell’eco
senza indicazioni non sa di dover tornare indietro
e neanche mi risveglio, all’atterraggio
lo steward mi scuote, come un pagliaccio
mi libera la cintura dai fianchi
io gli chiedo come sono arrivato fin qui
vorrei tornare nel mio sogno, grand mélo
in cui si parla solo il mio grammelot
un agente mi chiede come mi sento
“lo dirò una volta sola, stia attento”
male se sto sveglio, ma non voglio la sua attenzione
i doc-menti sono nella giacca se li vuole
lo so è vecchia neanche a me piace questa giacca
aspetto di tornare single per cambiarla
relazioni sperimentali, superficiali, stimolano i guardaroba
cosa mi metto, cosa non mi
e cene con ricordi di cui non ricordi i nomi
condividere il dolore è patetismo
condividere la gioia è già finita
la comunione dei beni, cosa ne pensi
mmm, siamo entrambi nullatenenti
ma ormai non posso cacciarti davvero
ti ho già detto ti amo da dietro
non mi rimangio la parola
che è così piccola che non riempie nemmeno
io stavo bigh-llonando
e ora ho una parte nella tua vita
una piccola partec-p-zione lo so
un ruolo marginale rispetto al sogno
ma mi trovi buono buono
che aspetto il tuo risveglio seduto sul comò
ho imparato l’importanza della gavetta in aereo
che è la gavetta del cielo
ma mica li ho mai capiti i matrimoni
rinfreschi solamente dopo il sì ma
per tutelarsi dai sensi di colpa
servirebbe essere ubriachi prima
sto per rovinarti la vita
“no caro, non preoccuparti
peggio di così è impossibile
peggio di così c’è solo il polo petrolchimico”
ah se te la prendi col polo petrolchimico è troppo facile
e allora facciamo tutti del qualunquismo che tanto sai cosa ci vuole, basta parlare male del male e bene del bene
è bravo chiunque a farlo, chiunque, chiunquismo
deformazione professionale
perdere un braccio sul lavoro
o quattro gambe nello stesso feto
il cui padre con la fronte sul vetro
resta in silenzio, verrà frainteso
da mezzo paese, “misundersteso”
ruota lo sguardo verso la croce
che nonostante le preghiere non si muove
e il veleno cola nei pozzi
così si vende più coca cola
non disturbatevi stronzi
sono anni che beviamo quella sola
faccio inalazioni da quando ne ho sei
sinusite, aerosol, artist, kleenex ai muri delle gallerie
digerisco bene solo prima dei pasti
ho messo a punto un senso di colpa
che è una versione semplificata del karma
con qualche parola in meno
ma con dappertutto bancomat e dramma
e un santo che m’impressiona perché
ancora sporco di sé
sangue se sei veramente sacro
non farmi impressione, sarebbe un miracolo
altrimenti mi volto, profilo egizio
mi appoggio al mondo e origlio
il re scommette la propria corona
e soldi che tra partentesi non ha
“croupier sono un re di p-ssaggio
sono stanco del viaggio
le dispiace se m’appoggio
cinque minuti a questo tavolo verde
e scommetto il mio logo sul numero che non perde”
“sa il logo incoronato oggi è inflazionato
non si offenda ma non ha mercato
ma se le piace indebitarsi può partec-p-re
però rischia il regno e anche di avere fame
gli esattori le rovineranno le aiuole
è ciò che dirà di se stesso nelle memorie
però potrebbe diventare uno scrittore
l’ennesimo famoso solo per un paio d’ore”
al cubo gli incubi si manifestano
nelle forme e nei colori più vari
ma per scrivere sono necessari
io per esempio temo una vita senza lavatrice
un taglio di capelli da dimenticare come il limbo
lascia strascichi nell’anima di un bimbo
abusivismo di castelli di sabbia
consegna del castello entro agosto, spero di farcela
“sei un incapace, come ti sei pasticciato
sia maledetto l’inventore del cono gelato”
sia benedetta la vita difesa dalle allergie all’esame di leva
quanta timidezza nelle prime band rock
mostrami come tieni il tempo
cominciamo con la musica, poi le parole
brillano i diamanti sudati in sala prove
tutti fuori tempo nello stesso momento
“non hai un po’ voglia di guardarmi dentro?
non vuoi guardarmi nuda?”
no non me la sento ho il blocco, cuba
facciamolo a una distanza di sicurezza
tu intanto detti il tempo con la bacchetta
sei perfetta ti vorrei come capoufficio
mi è p-ssato il blocco trema l’edificio
benedetta fretta, fare l’amore in piedi
scappo, domani ho un’agenda piena
devo fare strage di streghe
ed denigrare i migratori negri
poi devo rip-ssare da casa
e poi devo rip-ssare la natura
ma il tramonto è fuori -sse
quella donna è fuoricl-sse
hai una dizione perfetta e lavi le scale
devi lavorare di più sui tuoi contatti
vada per l’att-tudine naturale
ma un culo come quello non puoi darlo a gratis
quando so che spolvererai il mio piano
l’attesa mi fa il cuore così grande
che mi schiaccia e mi preme nel divano
che dovremmo aggiungere due stanza
l’amore in pausa pranzo
rientri in ufficio digiuno che ti gira la testa
però senti lo zucchero sulla lingua
però vedi dio fuori dalla finestra
innamorarsi nella pausa caffè
baciarsi contro scaffalature spoglie
è sopravvivenza, è bere gocce di acqua piovana direttamente dalle foglie
esseri umani clonati, craccati
si prega di dormire però staccati
che di incubi ne ho già di miei
ed il discorso vale pure per lei
non finga di non avere capito
o di avermi capito io una volta capito sono finito
come se non sapessi che mi apprezzi finché sono pazzo
finché sono un puzzle, finché sono a pezzi
ci sono matti che rimpiangono i manicomi
che per loro erano meglio del precariato
meglio la sofferenza dell’indifferenza
e non so cosa mangiare, né cosa mettermi
non preoccuparti, basta quella
tanto è un’inquadratura a mezzo busto
ci sono matti che rimpiangono i manicomi
semplicemente perché erano più giovani
il diritto soggettivo di sentirsi vecchio
rose storiche, rose tutte d’un pezzo
alla mia età erano morte da un pezzo
finite a marcire in un secchio
che senso ha perdere tempo col mascara
se poi comunque metti la maschera
riesco a dimostrare qualche mese in meno
se menti sull’età alteri il censimento
ma no che siamo ancora giovani
prenda il numerino dio, si accomodi
team in bianco e nero, intramuscolare
non sono per niente cari, curano tutti male
“vuole un drink?”, rispondo “whisky e acqua”
col sapore di whisky ancora in bocca
non riesco a gustarmi l’acqua, e mi controllo
altrimenti berrei dieci litri d’acqua al giorno
certo, ultimamente non fa bene
quest’acqua malata, quest’acqua di oggi
fa dei giri strani prima di raggiungerci con calma negli alloggi
acqua, abbi pietà di noi e rimett-ti
come noi ti mettiamo nei rubinetti
come noi abbiamo la pietà per gli insetti
ma siamo tutti colpevoli comunque la metti
macchiati dal peccato originario
non so cosa sia
ma è già colpa mia
già che ci sono faccio una strage di cuori
l’inferno è solo per i poveri
dal fondo mi insulta un fondamentalista
gli rispondo: “le parole feriscono, chetati”
cambio idea quando mi mostra le armi:
“le parole vanno benissimo, insegnami”
il segno della croce non è nelle dita
il segno della croce è sulle spalle
gesù non alza la mano
al diavolo, gesù alza la voce
il segno della croce non è nelle dita
il segno della croce è sulle spalle
gesù si rialza ogni volta
e si riprende la croce
se dio si incarn-sse ancora
finirebbe su una croce tutta nuova
ripreso dai telefonini in aria
ecco che cos’è la nostalgia istantanea
se dio si incarn-sse ancora
ecco cos’è la nostalgia istantanea
ecco cos’è la nostalgia istantanea
ecco cos’è la nostalgia istantanea

e potrei spiegarlo a parole ma
questa esperienza
che per alcuni potrebbe essere anche un semplice esperimento
è stata scritta nei momenti che seguono e precedono di poco il sonno
usando quel lessico da narcolettico, quel narcolessico
questa esperienza per qualcuno potrebbe essere anche un semplice esperimento
è stata ispirata dalla bibbia, e dall’enciclopedia
andando verso un genere che definirei quindi encicloped’io
e… e basta, pace


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